Lo so, lo so, me ne succede sempre una. Me ne succede una e via con mille parole sulla cosa che è successa e sui pensieri che ha scatenato, sui dubbi e le domande che ha attivato, sui garbugli esistenziali che ha svelato. Oppure no. Non succede niente di che, succede quello che succede a chiunque e però chissà io che abbrivio prendo e quanto lontano decido di andare da quello che è effettivamente successo.
E che sia l’una o l’altra la verità, io tanto poi ti scrivo e ti racconto. E tu mi ascolti, in realtà mi leggi, assecondando la mia urgenza di buttare fuori, di elaborare e rilasciare un output, per digerire gli stimoli e non sovraccaricarmi. Così ecco che mi regali un tempo o uno spazio dove provo a capire le cose e a capire anche un po’ me.
Ma tu di me che sai?
Il consiglio prezioso
Then you should say what you mean: Lo small talk è un girone dell’inferno.
Riflettevo
Dal mio punto di vista sai un sacco di cose. Sai come ragiono, sai quando sono triste, sai cosa mi entusiasma, sai quando rischio la vita sul motorino o quando litigo con una suora.
Anche se non sai moltissimo del mio quotidiano. Non sai come mi vesto per andare a fare la spesa (spesso pigiama e cappotto, adesso lo sai), non sai qual è il mio piatto preferito, non mi sfogo con te sul mio lavoro e non hai neanche idea del rapporto che ho con la mia famiglia, ma di questo nello specifico col cazzo che te ne parlo. Accettiamo che ti mancano dei tasselli piuttosto, su.
E però io ho la sensazione fortissima che tu mi conosca proprio bene. O che comunque tu, leggendomi, conosca una parte importante di me, forse la più genuina, quella in cui non mi perdo mai d’occhio, quella in cui mi metto a nudo. Nudo: è da questa parola che nasce tutto lo sproloquio di oggi. A dire la verità la parola è nuda. Perché ho visto Ilaria nuda.
Ti chiederai chi è Ilaria, lecito per carità. E sarebbe cortesia risponderti, ma io chi è Ilaria non lo so. O meglio, so chi è per me ma non so davvero chi è, perché mi sono chiesta poco di lei e le ho fatto poche domande o forse le ho fatto le domande sbagliate.
So che è una mia compagna di yoga, una compagna ideale peraltro, che ogni tanto mi sussurra “questa posizione col cazzo che la faccio”, mentre gli altri sono quasi in estasi, tutti concentratissimi sul respiro ujjayi. So, dal breve small talk che ci concediamo prima e dopo la lezione, che è una chimica - spoiler: scopriremo che non è una chimica ma di lavoro fa la chimica. So che sta studiando l’interpretazione del tema natale, e questo un po’ già mi depista perché io fatico ad abbinarlo alla carriera da chimica. So che non tollera benissimo il glutine, però sono andata a mangiare due volte la pizza con lei, quindi boh, anche su questo mi sa che ci ho capito poco.
Ad ogni modo, la settimana scorsa, visto che avevo scritto di yoga e spaccate, le ho inviato la newsletter. Lei l’ha letta e si è iscritta e poi mi ha seguito su Instagram e allora anch’io l’ho seguita su Instagram. Ed è caduto un velo.
Perché il profilo Instagram di Ilaria è molto bello ed è pieno di foto di lei che posa nuda nei contesti più vari. In casa, sul balcone, davanti al mare, su moli, cornicioni, tetti, antenne. No, davvero dico, antenne, proprio antenne. Il profilo è molto bello, ti ripeto, e non mi scandalizza che sia nuda ovviamente, anzi la trovo stupenda. Però mi sono stupita perché lei modella di nudo non mi faceva match per niente con lei chimica a yoga.
E insomma ho visto Ilaria nuda. Ho visto Ilaria. Ho visto un’altra Ilaria? Ho visto un’altra parte di Ilaria? Che ho visto? Ma poi soprattutto mi devo chiedere cosa ho visto su Instagram o cosa ho visto dal vivo due sere a settimana per un anno intero?
Perché mi accorgo di aver dato sempre per buono uno stupido luogo comune, e cioè che le persone le conosci davvero solo dal vivo perché online mostrano facciate spesso distanti dalla loro vera natura. Come a dire, questa persona sui social finge di essere qualcuno che non è perché nella realtà è tutt’altro e magari la realtà neanche le piace. E allora quel social lì è un rifugio dove fingere.
E invece adesso mi si è attivata una sinapsi nuova che mi fa pensare che sì, Instagram può essere un rifugio, però un rifugio dove essere qualcosa non di diverso, opposto, altro rispetto a chi si è ma un posto dove essere di più oltre a quello che la nostra presenza fisica ci consente abitualmente.
E allora ho pensato anche alla mia newsletter, in cui mi sento pericolosamente me stessa, ma che non mi accompagna quando esco, vado a yoga, incontro persone, esisto.
E allora, se è così, se io sono quella che scrive ma anche quella che non ti aspetti scriva e se Ilaria è nuda ma è anche una chimica che non ti aspetteresti mai di vedere nuda in pubblico, vuol dire che salta tutto?
Intanto, per quanto mi riguarda, provo a far saltare le cattive abitudini: quella di definire qualcuno col lavoro che fa, quella di abbinare le persone al contesto in cui le incontro, quella di tratteggiarle nella mia testa senza aspettare che decidano di svelarsi, che si raccontino, che si mostrino, che si descrivano fino in fondo.
A seguire però farei saltare pure l’idea che mostrarsi serva principalmente a farsi vedere dagli altri. Perché in realtà, insieme a Ilaria (a cui poi le domande giuste le ho fatte), io ho capito che in questi mondi altri dove siamo pixel o parole, ci mostriamo non tanto per gli altri ma più per vederci noi, per parlare con noi, per dimostrare qualcosa a noi, per fare pace con lati che non si incastrano perfettamente nel contesto quotidiano che abitiamo.
Così mi sembra che il profilo che ci costruiamo online possa essere il tassello che manca al profilo che abbiamo nel mondo fisico (non mi va più di dire reale). E su questo profilo del mondo fisico secondo me abbiamo pure poca voce in capitolo, perché la sua essenza dipende dalle scelte fatte in un tempo lontanissimo, e dipende dalla fortuna, dalle persone che abbiamo incontrato, da quello che abbiamo studiato e da quello che abbiamo dovuto fare per coscienza, necessità e mezzi a disposizione. A questo profilo manca chi ci sentiamo di essere in questo momento, quanto ci vogliamo allontanare, quanto vogliamo spingere, cosa ci piace mettere in piazza e mostrare, quanto vogliamo raccogliere e conservare. E non mi sembra poco però.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Hai presente Marcella Bella? Certo che la conosci, conosci molte delle sue canzoni, hai ben presente la musica che fa. E però eccotela, con una nuova canzone che secondo me non ti aspetti. La smettiamo di dare per scontato quello che conosciamo?
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
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Saluti
Questa newsletter è una mia velleità, che si mette a nudo quando vede nudi. Spogliati della tua resistenza e consigliala in giro.