Ieri in macchina all’improvviso mi sono accorta che da fuori arrivava una musica travolgente e ho immediatamente capito: qualcuno in un’altra macchina stava ascoltando Radio Mambo.
Non so se hai presente, Radio Mambo è quella stazione che ti inietta un boost di allegria immotivata per un minuto e mezzo buono e poi dal secondo successivo ti manda al manicomio, senza neanche darti il tempo di scegliere il colore della camicia di forza.
Ci sarà di sicuro gente appassionata di musica latino-americana che riesce ad ascoltarla per intervalli di tempo più lunghi ma per l’essere umano comune credo funzioni in modo diverso. Tu ridi, ti muovi sul sedile, scuoti i pugni a ritmo per pochissimo e poi ti sgonfi e pensi alla morte e al fatto che le persone in fondo sono come grossi animali se osservati attentamente o come insetti se visti da lontano.
Perché la musica latino-americana è una di quelle cose che vanno prese sul serio perché restino leggere. Vale lo stesso per il liscio, è proprio la stessa sensazione. In una balera ti puoi divertire per un tot di tempo a guardare le persone concentrate sul ballo, con sguardi paralleli e menti in alto, ma poi inevitabilmente cominci ad agitarti perché se non ci credi fino in fondo ti sembra tutto storto, tutto inquietante.
Il consiglio prezioso
Posizioni: Se hai lasciato qualcosa indietro prova a rimetterlo davanti. Poi fai una piroetta e scopri dove finisce.
Riflettevo
Ma non senti che sta succedendo qualcosa di strano? Non ti sembra di aver calcato un po’ la mano? Hai giocato alla pandemia, al raccogliere il bello, al prestare attenzione, al costruire nuove abitudini. E sembra pure che sia filato tutto liscio. Ma sei in grado di uscirne? Ne abbiamo tutta la voglia del mondo, lo so, non sto dicendo il contrario. Ma come?
Perché ora che vogliono riaprire più o meno tutto, lasciando però il coprifuoco, a me è venuta in mente la discoteca della domenica pomeriggio di quando ero adolescente. E ho pensato che nel mondo nuovo la rivorrei tantissimo, visto che la mia paura più grande al momento è quella di non essere più in grado di reggere una notte brava.
Poi, nell’attesa che passi tutto davvero, che non ci sia più coprifuoco, distanziamento, limitazioni e paura, io coltivo un’altra paura ancora. La paura di quelle promesse sulle buone abitudini che abbiamo acquisito in cattività e che non vogliamo assolutamente perdere. La paura di cosa significherà lasciarle andare e rimpiangerle. La paura di quanto sarà palloso e inevitabile parlarne.
Ma poi se tutto andrà bene come ce la ricorderemo questa parentesi? Immaginare ora la memoria di questa esperienza informe è un po’ un casino, e secondo me lo è perché non sappiamo quando finirà. Perché questa rogna assume una veste diversa ogni volta che si allunga. Diventa un’altra cosa.
Ma la verità è che si sta già lavorando sul costruirla questa memoria, sono già state organizzate mostre fotografiche sul lockdown e si cerca già di capire quali sono gli oggetti simbolo che racconteranno la pandemia ai posteri.
Secondo te poi la memoria collettiva è la somma di quelle individuali? Me lo chiedo perché queste ultime saranno sicuramente contaminate e quindi poco affidabili.
Io poi so che non sarò di nessun aiuto, perché già adesso non mi raccapezzo. Continuo a chiedere a tutti “ma ad agosto la portavamo la mascherina?” o “ma a febbraio eravamo già a casa?” e ancora “ma quando hanno riaperto i ristoranti in quanti si poteva andare?”.
Non mi ricordo niente. Si è tutto schiacciato, confuso, appiattito. Ed è durato pochissimo perché non è cambiato niente però è anche durato tantissimo perché è successo di tutto. E questa sospensione, questo mio pormi delle domande senza azzardare con convinzione una risposta, questo mio non ricordare e non capire è un atto politico, una scelta che sto compiendo con serietà per non sprofondare in questo mambo o semplicemente un modo per non guardare in faccia il mostro con cui sto ballando?
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Jo Diari dal futuro
Questa è a scatola chiusa. Però sono super serena nel consigliartela.
Si tratta di una rivista online appena nata che mi incuriosisce da morire e su cui scrivono penne splendide.
È a scatola chiusa perché non ho ancora letto nulla: sono in attesa di ricevere il numero zero, che ti arriva nella casella email se ti iscrivi.
Ma te la suggerisco già da adesso perché mi è subito suonata vicina al garbuglio sul tempo e sulla memoria che sto provando a dipanare o silenziare. Magari poi non c’entra nulla ma sul sito leggo che “Jo è un diario del presente, del passato e del futuro”. E mi sembra qualcosa di necessario, di importante.
E quindi sì, direi di iscriverti anche tu così poi magari ne parliamo insieme.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Du spicci
Ma invece sai che secondo me ha un senso?
Zara - € 39,95
Guilty Pleasure
Nella newsletter della scorsa settimana avevo lasciato una questione in sospeso. Sono pronta ad affrontarla.
Tu ne mangi surgelati? Io li avevo banditi dalla mia alimentazione ma sono tornati. Con furore. Sono contenta di averli nel freezer. Sono contenta di cucinarli in 5 minuti e mangiarli in 8 secondi netti.
È sbagliato, non fa bene e non è in linea coi tempi, perché i tempi ci dicono che bisogna mangiare sano e di questi tempi il tempo di dedicarci alla cucina di certo non manca. Ma che ne sa il tempo di come voglio impiegarlo io? Chi sono questi tempi che mi giudicano? E, brutti come sono, come diavolo si permettono?
Io i surgelati li difendo. Mi stanno salvando la vita. E li celebro.
Quindi grazie a:
Bastoncini Findus
Pisellini Primavera Findus
Carciofi spicchi tantocuore Orogel
Cordon bleu Aia
Hamburger naturali Montana
Contorno Leggerezza Orogel
Burger di salmone con limone e aneto Findus
E ora il podio:
3° Nuggets di merluzzo pastellato Findus
2° Spinacine Aia
1° Sofficini pomodoro più mozzarella Findus
Siamo a posto Frà?
Saluti
Questa newsletter è una velleità che si sta muovendo a tempo senza averne troppo a disposizione. Se vuoi accompagnarla nei suoi volteggi iscriviti e condividila sul dancefloor dei tuoi contatti.