Mi trovo in un momento di conflitto con Paolo Fox. Perché mi aveva detto che da maggio non puoi capire ariete che periodo ti aspetta, tutto a gonfie vele, una roba che se lo dici in giro la gente ti odia per quanta fortuna e gioia e soddisfazioni e luce ti aspettano.
E non mi lamento, non è un brutto periodo. Però poi ogni mattina leggo l’oroscopo giornaliero ed è un continuo occhio a non litigare, ancora non sono arrivate le vere soddisfazioni, stai perdendo la pazienza, però sbrigati a fare tutto perché il periodo d’oro poi finisce.
Non mi giudicare, il punto non è se ci credo o no, né tanto meno se ci credi tu. Qui il problema è sentirsi dire ogni mattina una cosa e il suo contrario, ricevere segnali contrastanti, ritrovarsi nell’impossibilità di districare i nodi. Quando invece quello di cui ora avrei bisogno è trovare la quadra.
E proprio su quadra mi fermo e forse ecco la novità: servirà davvero trovare ‘sta quadra? È una forma spigolosa quella che mi serve adesso? Ci so stare dentro una quadra io? E perché allora cerco spesso di forzare un lato, tirare un po’ in dentro lo spigolo, smussarlo, ammorbidirlo, così da stare comoda, raggomitolata?
Ma poi che è la quadra? E magari non saprò trovarla, né starci dentro, eppure è un periodo in cui la ricerca di ordine sta diventando un’impresa sfiancante. Ordine nel lavoro, ordine nei documenti, ordine nell’armadio, ordine nella vita.
E tutto gira sempre intorno all’ordine perché sembra che solo se metti in ordine quello che hai e che vuoi puoi sperare di adottare una strategia vincente. Il problema è che, mentre tu provi a mettere tutto in ordine, entrano nella tua vita altre cose nuove che si muovono e, anche quando sono belle, creano in qualche modo confusione. Ed è come se non avessi mai in testa il risultato finale a cui ambire, perché questo risultato cambia nelle tue stesse aspettative, in base al momento che vivi, alle circostanze con cui ti misuri, alle persone di cui ti circondi.
Il consiglio prezioso
Not today, Satan: Ti aspetti davvero un consiglio da me oggi?
Riflettevo
E per quanto fare piani, oltre a essere un bel passatempo, sia il modo più serio di procedere, sono arrivata a un punto in cui, per cercare di contenere gli imprevisti, ogni mio piano si trasforma subito in due piani e poi questi due piani in altri quattro e i quattro in sedici e così via fino a quando mi accorgo che non ho nessun piano, ma una lista infinita di cose che potrebbero andare male.
E così tutto diventa un enorme garbuglio. Ma come si risolvono i grossi garbugli? Qualcuno ti potrebbe suggerire di ignorarli, qualcun altro di provare con il design thinking.
Che poi il design thinking a quanto pare può essere applicato alla vita nel suo complesso, almeno così ci spiega Bill Burnett, direttore esecutivo del Design Program all’università di Stanford, nel video che ti metto qui e che dura 25 minuti (ma sì, lo so che non lo guarderai mai).
Ti dico che mi sono un po’ scoraggiata anch’io all’inizio, per la durata ma anche per una considerazione iniziale (per me) respingente, che è più o meno questa: nessuno ha voglia di crescere e perdere la curiosità che caratterizza l’infanzia.
Ecco, io invece da bambina volevo proprio crescere. Ero impaziente di crescere.
E ora tu penserai che il mio errore sta proprio lì, nell’impazienza. Ma io non mi considero una persona impaziente, sono ansiosa piuttosto. Ho sempre paura che tutto vada storto. E per questo ho fretta di crescere, ho fretta che un evento (anche felice) passi subito, così da assicurarmi che non accada nulla di brutto, che vada tutto liscio. Ecco, non è impazienza allora, è ansia. Molto meglio, brava, grandi pacche sulle spalle per me.
Ma ci sono alcune cose per cui vale la pena guardarlo questo video lunghissimo, come ad esempio la dimostrazione che alcune opportunità non te le trovi di fronte ma le puoi individuare solo se presti attenzione a ciò che cade nella tua visione periferica. Oppure la riflessione sul fatto che una decisione irreversibile ti sembrerà automaticamente la peggiore che potessi prendere, mentre quando la decisione è reversibile, ecco che quello che hai scelto ti apparirà subito più gratificante.
Un ragionamento che io forse posso sintetizzare da sola è che dovrei sforzarmi di stare tranquilla. E devo ripetermelo più spesso perché credo sia ora di rendermi conto, avendo assistito anche a una pandemia, che non ci sarà mai un modo per arginare gli imprevisti. E che comunque gli imprevisti che capitano sono sempre diversi da quelli che immaginiamo.
Allora magari fare piani ha senso fino a un certo punto, a meno che non si provi a farli con senso della misura, soprattutto in questo momento.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Devs
Ho iniziato a vedere una serie davvero bella. E mi sono appassionata tantissimo alla storia e ai personaggi anche se tutto quello che c’è alla base della trama è completamente fuori dalla mia portata. Sì, perché si parla di tecnologia, di informatica quantistica, di fisica, di multiverso e di libero arbitrio. Insomma, non una passeggiata.
Però se accetti l’idea di essere un po’ scema e ti godi quello che vedi, ecco che è una serie stupenda. Poi boh, ne ho visto quattro episodi su otto ma mi sento già fan.
Se hai bisogno di altri incentivi per guardarla ti dico che è di Alex Garland, regista di Ex Machina e Annihilation e sceneggiatore di 28 Giorni Dopo. Quindi sì, di base siamo nel regno delle allucinazioni e delle cose complicate. Ma tutto è sempre affogato in un’estetica meravigliosa.
E poi senti, hai presente Nick Offerman? Dai, l’attore che interpreta Ron Swanson in Parks and Recreation. Allora, il nome dell’attore non me lo ricordavo neanche io, ma se hai visto Parks and Recreation potrai capire l’entusiasmo nel trovarlo qui in Devs, in una veste inaspettata. Quanto mi manca Ron Swanson, diamine.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Du spicci
Non so perché non l’ho ancora preso.
H&M - € 24,99
Guilty Pleasure
Il mio tipico sistema di difesa quando sono in confusione è spegnere il cervello. Che il più delle volte significa sprofondare nella tv trash. Ma oggi non ti parlo di questo. Mi ci avvicino ma non te ne parlo.
Perché c’è un livello subito sopra al trash, che la tv ti offre, che è quello medio (non dire mediocre, su), rassicurante. E che, a differenza del trash, guardi senza un vero senso di colpa ma che, proprio come il trash, non puoi ammettere senza imbarazzo di guardare a meno che tu non abbia un interlocutore adeguato. Io ce l’ho: è Giuliano💘, l’amico con cui condivido il guilty pleasure per CSI e soprattutto per Grissom, saggio e pacato entomologo forense di Las Vegas che nessun componente della polizia scientifica di nessuna città al mondo potrà mai sostituire nel mio (nostro, Giuliano, nostro) cuore.
La cosa che mi fa stare bene di CSI è che non mi sento mai esclusa, mai strattonata. Anche se arrivo in ritardo nessuno me lo fa pesare. Non mi richiede uno sforzo eccessivo di concentrazione ma mi rispetta quanto basta per non sentirmi mai veramente scema. È sempre tutto chiaro, graduale, calmo. E questo in una situazione in cui muoiono almeno un paio di persone a puntata peraltro, non è mica facile.
E poi l’orario di messa in onda è così gentile. Alle 20:20, tipo. In un mondo ormai alla deriva in cui la prima serata inizia alle dieci meno un quarto (se tutto va bene).
Ma la cosa più bella di CSI è Grissom, come ti dicevo, una persona meravigliosa da cui vorrei farmi dare un consiglio adesso. E non perché Grissom sia uno che sa tutto e che ti insegna la vita, tutt’altro. Grissom ha dovuto prendersi una pausa perché ha sofferto di burnout, per dirti, Grissom è uno che molla tutto se non si sente bene.
E non è saccente e presuntuoso come il suo collega Horatio di CSI Miami, che sicuramente ti farebbe un sacco di domande indiscrete e ti direbbe che non sai quante ne ha passate e quante ne ha viste. Ma infatti io con Horatio non ci parlerei un secondo in questo momento.
Saluti
Questa newsletter è una mia velleità che pur non riuscendo a mettere ordine trova con te il modo di osservare con più simpatia il caos e vedere anche quel caos che sta dietro o intorno al caos. Sti caos!