Ti sto simpatica?
Questa newsletter è una mia velleità che muore dalla voglia di piacere a tutti.
Fino a qualche anno fa ero certa di non esserlo, o meglio di non risultare simpatica a prima vista. Non vuol dire che non avessi una vita sociale, anzi, ho sempre avuto molti amici, ma all’inizio di una conoscenza, nel momento in cui mi presentavo per la prima volta, non riscuotevo mai grandissimo successo.
Mi capitava che, in un circolo di persone, qualcuno mi desse le spalle tagliandomi un po’ fuori, o che dovessi ripetere almeno tre volte una frase perché questa venisse sentita, accolta e processata dal gruppo di semisconosciuti con cui stavo parlando a un tavolo o seduta su un divano.
Insomma, conquistare persone nuove richiedeva spesso uno sforzo, ci voleva del tempo.
Poi le cose sono cambiate, senza un motivo, all’improvviso.
È iniziato, con mio grandissimo stupore, tutto un periodo nuovo in cui dicevo due frasi in croce e la gente mi rispondeva con un “ma sei troppo simpatica” o rideva di gusto alle mie battute. E io ero così contenta che, per spiegare la mia euforia di fronte a quegli apprezzamenti, raccontavo che era un’esperienza nuova per me risultare simpatica e che bello, quindi, grazie, ti prego dimmelo di nuovo. E neanche quella reazione da pazza disperata allontanava i miei interlocutori: filava tutto liscio, ancora risate, ancora “ma sei troppo simpatica”.
In questo momento invece le cose sembrano essersi un po’ bilanciate: a qualcuno sto simpatica e ad altri no, e magari allo stesso tavolo ci sono persone che mi sbadigliano in faccia quando parlo e altre che mi sorridono luminose e mi chiedono il numero di telefono.
E sebbene sia sacrosanto, sebbene sia così che dovrebbe funzionare, io avverto un po’ di tensione: è come se avessi preso quella pillola che ti faceva diventare super intelligente in quel film di cui non ricordo titolo, protagonisti, regista, niente, e che non mi va di googlare perché non è questo il punto, e ora gli effetti stessero lentamente svanendo e io stessi gradualmente tornando di nuovo quella antipatica che si deve fare un po’ il culo per conquistare le persone.
Il consiglio prezioso
Behind the mask: Che ridano. Di te, con te, per te, dietro di te. Che ridano sempre.
Riflettevo
Sarebbe bello dirsi che non importa, che siamo come siamo e se non piacciamo non è un problema nostro. Ma non funziona così, almeno non per tutti.
E anche se siamo in piena ondata di contrasto al people-pleasing, anche se ovunque ci dicono che non dovremmo sforzarci di compiacere tutti, alla fine ci preoccupiamo comunque di piacere e, se non ci riusciamo, ci chiediamo dove sbagliamo, ci chiediamo se il problema è nostro o degli altri.
E finisce che, anche quando ci rispondiamo che siamo noi il problema, spesso non ragioniamo con obiettività. Perché ridurre tutto a noi e appiattire gli altri in una massa uniforme, che ha reazioni, criteri di giudizio e predisposizioni tutte uguali, equivale a non riconoscere queste persone, equivale a vedere solo noi e tante sagome grigie bidimensionali che ci circondano.
Del resto, il giudizio su noi stessi è sempre introspettivo (basato su quello che pensiamo e proviamo), mentre quello sugli altri è estrospettivo (basato su quello che vediamo). E così, non solo spesso ci autoassolviamo, ma pensiamo di aver capito quasi tutto di una persona già al primo incontro, mentre siamo convinti che nessuno possa capire granché di noi nello stesso lasso di tempo.
Allora forse è per questo che sono convinta di fare tutti gli sforzi possibili per piacere, sono convinta di rompere il ghiaccio nel modo giusto, di mostrare chiaramente una grande voglia di conoscere la persona che ho di fronte, mentre mi sembra che chi ho di fronte non si stia degnando di applicare nemmeno una delle regole base per piacere agli altri.
E probabilmente non è così. Magari in testa ho un’immagine di me completamente distorta. Del resto me l’avevano già dimostrato due amici in passato, ti ricordi? Dai, quando avevo manifestato un’improvvisa carenza d’affetto e quelli mi avevano chiesto se fossi impazzita, rivelandomi quanto ai loro occhi fossi sempre stata una persona algida e distaccata.
Pare che ci siano degli angoli ciechi, delle cose di noi che non siamo in grado di vedere. E più ci sentiamo sereni, solidi, stabili, meno siamo consapevoli di come gli altri ci percepiscono. Cioè, sembra che le persone più sicure di sé abbiano un’idea ancora più distorta. Perché, affidandosi più facilmente alle proprie convinzioni, danno per scontato che la propria percezione di sé coincida con l’immagine che proiettano all’esterno.
Per le persone più socialmente ansiose, invece, la consapevolezza che qualcosa accada al di fuori del proprio raggio d’azione e comprensione rappresenta sì una condanna, ma anche un’illuminazione, una sorta di so di non sapere che le pone in un dubbio continuo, nell’incertezza di come verranno viste dagli altri.
Viva l’ansia quindi. Grazie di esserci sempre.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Come trattare gli altri e farseli amici
Tra i tanti sforzi che ho fatto per cercare di superare la prospettiva limitata che sentivo di avere, ho letto anche Come trattare gli altri e farseli amici che, lo so, suona un po’ disperato però è utile. Poi lo sai che ho la fissa del networking, quindi due piccioni con una fava, no? Ecco.
E, ti dirò, anche se non è sempre utile in sé, un libro di self help ti fa comunque concentrare su un aspetto che evidentemente ti tocca. Quindi smettila di giudicarmi, lo vedo quel sopracciglio alzato, smettila.
Questo libro nello specifico non ti svela se sei o no una persona simpatica, però ti suggerisce delle strategie e delle tecniche per risultare tale, per piacere agli altri.
Ti insegna quanto è inutile avere ragione in una discussione, quanto è più utile ascoltare e far parlare gli altri rispetto a parlare di te e raccontarti troppo, quanto è più importante fare un complimento piuttosto che riceverlo.
Ora, io il libro l’ho letto tanti tanti anni fa. E forse dovrei risfogliarlo un attimo perché, ripensando alle ultime interazioni sociali che ho avuto, credo di aver sbagliato tutto dall’inizio alla fine.
Ma avrà senso? Ne ho voglia? Perché in realtà il libro è utilissimo e secondo me funziona davvero. Però ti devi armare di pazienza, perché non ti concede mai di mandare a quel paese qualcuno, ti dà praticamente sempre torto, ti regala solo e unicamente la prospettiva dell’altro.
Quindi, sì, ti darà una grande spinta, però al centro ci saranno gli altri, mai tu, mai i tuoi nervi, mai il tuo cattivo umore, mai una tua ferita o un tuo disagio. Sempre gli altri. Quelli a cui vuoi piacere.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Du spicci
Lo so, lo so, di nuovo un pigiama però dai, scusa, i cuori.
H&M - € 19,99
Saluti
Questa newsletter è una velleità che si sta simpatica e poi si chiede se lo è e poi si chiede se deve sempre esserlo e poi basta, si ferma e ti saluta. Infondile sicurezza condividendola ovunque.