Avevo deciso di dedicare questa newsletter alle fobie. A un certo tipo di fobie, le mie. Che poche non sono.
È successo questo: mentre cercavo di intrattenere mia nipote in una videochiamata, lei giustamente mi ignorava per giocare con delle lenticchie secche. Pare (o almeno così mi ha detto mio fratello per consolarmi) che lei abbia la passione per le cose piccoline: le lenticchie appunto, i granellini. E mi sono stupita perché io invece ho una vera e propria fobia per le cose piccole. Le formiche prima di tutto (mirmecofobia), i pattern di buchi o protuberanze (tripofobia), gli stormi di uccelli che sembrano sciami quando si muovono in lontananza e che tutti descrivono come una meraviglia della natura mentre io comincio ad avvampare, provare nausea, brividi e formicolii. Mi fa schifo anche il trito del soffritto mentre sfrigola in padella, gli occhi o i germogli delle patate (che se li chiami occhi non ci credo che non fanno schifo anche a te).
Ho iniziato a cercare link, fonti, immagini. E il disgusto è diventato insopportabile. Prurito sulla faccia, calore su tutto il corpo, tremori. Ho chiuso tutto e deciso di saltare la newsletter di questa settimana. Perché dovrebbe essere una velleità, ti dico sempre, no? Dovrebbe essere una cosa che mi fa piacere fare e che faccio per diletto. Non una tortura in più nel momento già poco roseo in cui sto. In cui stiamo. Siamo allineati sul fatto che è un periodo orrendo, no?
Poi mi sono detta (ma soprattutto mi hanno detto) che non devo saltare l’uscita della newsletter solo perché qualcosa sta andando storto. Ora, per essere puntuali nell’analisi, non è che qualcosa sta andando storto: qua ognuno aveva già i propri problemi prima che arrivasse il vortice del 2020 e adesso ci sono in più una pandemia, l’isolamento e l’ansia da gestire. Insomma la situazione ti fa venire voglia di buttare tutto all’aria. Ma, siccome oggi mi sono svegliata con un piccolo sorprendente accenno di ottimismo (ho fatto un po’ di workout e persino una maschera idratante), provo ad andare avanti e vediamo cosa ne esce. Sono fiduciosa.
Il consiglio prezioso
Stregoneria: La frutta messa vicino alle mele matura più in fretta. Io non me ne faccio una ragione.
Riflettevo
Mi sono scervellata nel cercare un antidoto al fastidio mortale generato dalla ricerca sulle mie fobie.
Ho provato a trovare la quadra mangiando un altro choux al caramello (mi sa che sto sviluppando un pizzico di assuefazione) e cercando su Google “passatempi carini”. Link dopo link, rimbalzo dopo rimbalzo, ho scoperto che Johnny Depp colleziona Barbie.
Sarebbe carino parlarne. La notizia è carina, il suo passatempo effettivamente carino, ma non sarebbe stato realmente terapeutico parlare dell’hobby carino di una persona che potrebbe aver picchiato ripetutamente la moglie nel contesto di un matrimonio violento in cui si arrivava addirittura a defecare nel letto coniugale per dispetto.
Però, siccome alla voce “problem solving” su Wikipedia c’è la mia foto, decido di saltare a piè pari Johnny Depp e ti parlo invece di Barbie.
Lo so, neanche Barbie se la sta passando benissimo negli ultimi anni. Le vendite sono in declino da tempo, in Cina non è mai riuscita a sfondare e, anche nei Paesi in cui le volevamo bene, abbiamo tutti un po’ preso le distanze da lei, dai suoi valori e dalla sua immagine.
Il fatto è che a me Barbie mette allegria e io in questo momento ne ho bisogno. E, va bene, è un personaggio controverso, un modello contestato ma io ho davvero una soluzione per tutto e metto questa mia passione tra i guilty pleasures. Non mi sento per niente guilty ma evito disguidi e ne parlo più giù, nell’apposita sezione. Non sono brava?
Come se fosse lunedì
Il proposito che ho rimandato la settimana scorsa
No, non c’è speranza. È tutto buio. Saltiamo va.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Questa settimana ho visto La regina degli scacchi su Netflix. Bella ma l’hai già vista di sicuro e se non l’hai vista non ho altro da dirti se non “veditela, è tanto carina”. Poi ho audioletto La balera da due soldi di Simenon e, anche qui, se ti va leggilo o ascoltalo (che è una buona alternativa per libri non troppo impegnativi).
Una cosa che invece forse non hai visto, e che secondo me può farti bene davvero, è la quantità di account Instagram dedicati agli alpaca. Mi sembra la cosa più giusta da suggerirti.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Photo by Paweł Czerwiński on Unsplash
Photo by Marcos Paulo Prado on Unsplash
Du spicci
Paillettes. Ho detto PAILLETTES.
H&M - € 49,99
Guilty Pleasure
Già dopo una prima ricerca superficiale mi sono resa conto che di Barbie so pochissimo. Non sapevo ad esempio il nome di colei a cui devo gran parte delle gioie della mia infanzia, Ruth Handler.
È stata lei a rendersi conto che sul mercato mancava una bambola con sembianze da adulta. In Germania scopre la fashion doll tedesca Bild Lilli, ne regala una alla figlia e ne porta due esemplari alla Mattel per convincere l’azienda (di proprietà del marito e di cui lei è stata Presidente) a sperimentare questo tipo di prodotto.
Barbara Millicent Roberts, per gli amici Barbie, è nata nel 1959, quando la Mattel ha messo sul mercato una bambola disponibile in versione bionda o mora, con costume zebrato, sguardo di traverso e una fronte altissima.
Il suo aspetto si è evoluto molto nel corso degli anni. Nel 1971 le hanno corretto lo sguardo, poi la fronte è diventata umana e così la vita, che si è un po’ allargata. Quest’ultima modifica si è resa necessaria per calmare le polemiche sul modello estetico irrealistico che Barbie rappresentava e sul messaggio di esaltazione della magrezza che continuerebbe tuttora a veicolare.
Una giga-polemica ad esempio è esplosa per Barbie Slumber Party (del 1965) che aveva tra i suoi accessori una bilancia fissa su 110 lbs (50 chili) e un libro su come perdere peso che sul retro recitava “Non mangiare”. Si recrimina molto a Barbie ma c’è da dire che, rapportati alla sua altezza, 50 chili erano secondo me più che sufficienti e la battuta “non mangiare” fa ancora ridere quando si parla di diete efficaci.
Certo, ci sono tante questioni che sto prendendo alla leggera e problemi che sto consapevolmente evitando di affrontare perché non sono all’altezza e, secondo me, non lo è neanche Barbie. Mi sembra un po’ eccessivo darle responsabilità così importanti.
Non sono in grado di pesare quello che Barbie ha fatto al mondo, le conseguenze drammatiche del suo modello su generazioni di bambine. Di sicuro su di me non ha avuto una cattiva influenza. Era una bambola che aveva case pazzesche e tantissimi vestiti. E non me l’ha mai fatto pesare. Anzi, poveraccia, spesso la facevo dormire in un cesto ammassata con le sue amiche o con altri pupazzi inquietanti mentre casa sua restava incustodita.
E non mi sono mai sentita influenzata dal suo stile di vita. Se devo essere onesta, provo molta più invidia e pressione adesso aprendo Instagram di quanta ne abbia mai provata nel mondo tutto rosa e glitterato della Mattel. Il camper di Barbie è stato il mio giocattolo preferito per anni, eppure il camper nella vita reale mi fa schifo, non ci sono mai salita su e non credo che lo farò mai.
E anche il suo ruolo antifemminista non mi convince. Barbie era una che si realizzava, ha sempre avuto un lavoro (fin dal 1960), faceva surf negli anni ‘70, ha un brevetto di volo, è amante degli animali (cani, gatti, una zebra e anche un panda). Insomma mi sembra una tipa giusta che ha anche sempre messo le sue amiche davanti al suo fidanzato (che aveva un ruolo del tutto marginale).
Non lo so, non mi sembra il male insomma.
Saluti
Questa newsletter è una velleità e un modo per non abbrutirmi fino in fondo. Se non hai detestato l’apologia di Barbie vuol dire che siamo compatibili e possiamo continuare a giocare insieme.