Si può dire?
Questa newsletter è una mia velleità. E le velleità alle volte dondolano confuse tra parole e censura.
Strega comanda colore… In che zona sei? Io gialla per ora. Ripetiamolo sempre questo “per ora”, perché le cose cambiano e cambieranno ancora.
I miei si trovano invece in una zona rossa. Fin dalla prima ondata, mi hanno regalato la gioia di essere sempre fissi nell’occhio del ciclone. E la preoccupazione per loro è stata la parte più difficile del mio primo lockdown.
Ah il primo lockdown, come eravamo giovani.
I miei nervi in quel periodo hanno retto benissimo. Li ho allenati con una disciplina che ricordava gli orari serrati di un villaggio vacanze: ore 8.00 risveglio muscolare, ore 09.00 lavoro, ore 13.00 gioco aperitivo, ore 15.00 lavoro sul divano per abbronzare le gambe, ore 19.00 yoga, ore 20.00 balli di gruppo su Houseparty in cucina. Il mio corpo non mi ha ancora svelato quale pegno psicosomatico dovrò pagare per aver represso tutta l’ansia accumulata a strati sottili e compatti come una lasagna.
A ‘sto giro - sarà la zona gialla o il mancato thrill da assalto globale alla carta igienica - non sono ancora riuscita a ristabilire la routine da nevrotica, e sembra anzi che la clausura questa volta stia virando sulla nuance dell’abbrutimento.
L’unica sensazione che sembra identica è quella di non capirci un cazzo. Non in astratto, non mi riferisco al quadro in generale o al senso filosofico di quello che stiamo attraversando: io non colgo i passaggi più semplici, le istruzioni base.
Istruzioni che reputo sacrosante e che quindi non contesto mai. Mettiti i guanti, lo faccio. Togliteli, sono una cazzata, scusa li butto subito. Le mascherine non servono, l’unica utile è la FFP3, sei pazza con quella fai del male agli altri, prendi la FFP2, no, non quella che serve a chi lavora negli ospedali, prendi la chirurgica, ma quella se non la usano anche gli altri non ti protegge. Al ristorante solo coi congiunti, solo col plexiglas, senza plexiglas ma distanziati, solo con qualche amico stretto, massimo in 6, a casa in 4. Al ristorante fino alle 18.00 non ti infetti, dopo invece è una tempesta di covid. Bisogna decongestionare i mezzi nelle ore di punta, allora coprifuoco a mezzanotte, ora alle 22.00, centro commerciale è ok ma non di domenica, sì in farmacia massimo tre alla volta, però se siete in coppia allora va bene entrarci in quattro, poi però disinfetta tutto quello che compri, no smettila ché ti intossichi ed è pericoloso.
E tutto questo dopo che fior di scienziati si sono scannati per stabilire se fosse una semplice influenza. Che poi lì mi è sembrata proprio energia spesa a vuoto eh. Era facile capire che non si trattava di una semplice influenza. Io non sono una virologa, né una scienziata, non me la cavavo bene neanche in biologia o chimica vent’anni fa, però dai, che fosse un virus un po’ più rognosetto si intuiva.
Ad ogni modo è la caducità di queste posizioni, presentate come super perentorie, che mi spiazza. Perché durano solidissime per 4 giorni e poi via, all’improvviso, come se fosse stato un capriccio, si passa a un altro imperativo rigidissimo che smentisce tutto.
Io le istruzioni severe quasi le bramo. Però vorrei che attecchissero. Invece cambiano rapidamente, si contraddicono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Si fa fatica a capire le cose. Tanta fatica.
Il consiglio prezioso
Emergenze: Risolvi qualsiasi problema con uno choux al caramello. Funziona, giuro su dio.
Riflettevo
Se è vero che io non capisco più nulla è altrettanto vero che nessuno mi aiuta più a capirci nulla. Le parole sono ormai usate a caso da chiunque. Tutti possono dire tutto e dirlo male. Il vocabolario è ormai sfilacciato, debolissimo. Le notizie non sono notizie. Le regole valgono fino a un certo punto. Le frasi non vanno estrapolate e se sono già estrapolate alla fonte tu devi immaginarti da sola il contesto.
Dagli schermi a cui sto incollata h24 escono frasi assemblate senza criterio, termini usati a sproposito, provocazioni inconsapevoli o alle volte manovrate con troppo azzardo. La comunicazione sembra ormai il frutto della detonazione di una barattolo di parole magnetiche in prossimità di un frigorifero.
In TV, dove parlare di sé in terza persona è roba ormai assimilata, “per la quale” è diventato ormai una sorta di passepartout monolitico senza maschile né plurale: il motivo per la quale, i giorni per la quale, l’errore per la quale, le ragioni per la quale. Mi vuoi dire che perlaquale si scrive pure tutto attaccato adesso? E non mi fare aprire il file del “piuttosto che”, per carità, altrimenti non ne usciamo.
Nell’era del culo stretto poi, perché non sai più cosa è politicamente corretto e cosa no, scopro che al Grande Fratello non si può bestemmiare ma si può dire “Se la porto a una festa con i miei amici succede un disastro. A Verona la violentano” o anche “è una che rischi di ammazzare di botte”. Basta che tu voglia bene alla tua fidanzata e ti perdonano.
Non si può (grazie a dio) dire la N word ma poi in realtà dipende da quante persone si sono incazzate mentre la pronunciavi.
In politica ciao. Toti in un tweet ha definito “non indispensabili” gli anziani. So che in passato ci sono state tante uscite ben più infelici della sua ma in questo momento non ho voglia di googlare “Salvini”. E poi questa di Toti mi manda in bestia perché non aveva un intento provocatorio. La frase non voleva offendere nessuno né accendere gli animi: io sono sicura che non intendesse quello. È che si scrivono cose di cui non si conosce il significato letterale. E a me fa ancora più incazzare. Si è scusato però, e con la scusa digital più in voga: no, non gli hanno hackerato il profilo come si usava prima, adesso la colpa è del social media manager che ha “estrapolato” la frase.
E poi c’è l’attuale o ex (chi lo sa?) Presidente degli Stati Uniti. Avrei potuto dire Trump per semplicità ma ho notato che le parole di Trump accostate a “Trump” non mi fanno né caldo né freddo, mentre se le accosto a “Presidente degli Stati Uniti” mi sale un brividino. Trump è diventato ormai sinonimo di persona che le spara grosse. Ti aspetti di tutto, no? Tipo Sgarbi per capirci.
Invece fa un po’ paura se pensi che l’attuale Presidente degli Stati Uniti, forse uscente ma al momento arroccato nella Casa Bianca, si attribuisce la vittoria elettorale quando il conteggio dei voti è ancora in corso e Biden in vantaggio. Fa paura se dice «Se si contano i voti legali, vinco facilmente. Se si contano i voti illegali, possono provare a rubarci l’elezione” e se accusa esplicitamente il partito democratico di “frode elettorale”.
Fa paura che ABC, CBS e NBC si siano sentite in dovere di interrompere la diretta del discorso del Presidente in carica perché stava palesemente sparando cazzate, mentre CNN mandava tutto in onda con la scritta in sovrimpressione: “Senza prove, Trump sostiene di essere vittima di una frode”.
Guarda: senza prove, il Presidente degli Stati Uniti sostiene di essere vittima di una frode. Tu la noti la differenza?
Come se fosse lunedì
Il proposito che ho rimandato la settimana scorsa
Dovrei ricominciare a mettere le lenti a contatto. Almeno una volta a settimana. Così, per ricordarmi che esisto anche senza occhiali.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Da Costa a Costa - S04E22 - “1876”
Da Costa a Costa è il podcast (ma anche la newsletter) di Francesco Costa, esperto di politica statunitense, giornalista e vicedirettore de il Post.
Tutti gli episodi del podcast sono sempre lucidi, curati e avvincenti. Danno sempre uno spaccato dettagliato di quel Paese che siamo convinti di capire ma di cui in realtà non cogliamo a pieno le contraddizioni sociali, culturali e, di conseguenza, politiche che lo caratterizzano.
L’ultimo episodio te lo consiglio perché descrive le elezioni del 1876, elezioni contestatissime e che hanno rischiato di portare il Paese a una frattura con derive violente e pericolose. Le elezioni del 1876 appunto, non quelle attuali. Elezioni dall’esito incerto, con possibili ricorsi, con il rischio di scontro tra i due partiti e tra i relativi elettori. Elezioni che avrebbero potuto portare a proteste e a un’escalation di violenza.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Du spicci
Tanto dobbiamo stare a casa il più possibile.
Oysho - € 19,99
Guilty Pleasure
Sì, speriamo con tutto il cuore che Trump esca per sempre dallo scenario politico. Ma qualcosa di lui vorrei che restasse. Qualcosa che mi ha fatto davvero vacillare e che, considerato il risultato del voto in Florida, mi sembra abbia fatto vacillare anche i Latinos.
Il video più bello di sempre. Il ritmo, il video, le parole, lui che balla, il messaggio finale.
E anche se Trump è il male incarnato io questo motivetto continuerò a canticchiarlo. Perché è il mio più vero e più puro guilty pleasure.
Le sue politiche, le sue fake news e i suoi sostenitori continueranno a fare danni per anni e anni ancora. Ma, ay, ay, ay, ay por Dioooooos, io continuerò ad alzarmi per ballare appena sentirò questo spot, mi spiace.
I am 40 circa circa and I approve this message.
Saluti
Questa newsletter è una velleità e un’alternativa alle abbuffate nervose di dolci francesi. Se vuoi impedirmi di accumulare calorie che non riuscirei a bruciare neanche con un anno di zumba iscriviti e au revoir!