Sono Marito. Leggo sempre questa newsletter prima di te. La leggo in bozze, esprimo pareri, e ricevo improperi da quella nevrotica di mia moglie quando c’è qualcosa che non mi piace. Alle volte mi ascolta, spesso però fa di testa sua ed è giusto perché questa è la sua newsletter.
In alcuni casi, prima di mettersi a scrivere, sbuffa e si lamenta perché non ha nulla da scrivere o almeno pensa di non avere nulla da scrivere. Poi invece smette di lamentarsi e si mette a scrivere. Certe volte la situazione è più grave, lei perde completamente la testa e mi insegue per casa chiedendomi di scriverla io, dicendomi che a lei non va e ha altre mille cose da fare e come ha fatto a cacciarsi in questa situazione. Io mi limito a sorridere e le rispondo sempre di no, che non posso scriverla io.
Il consiglio prezioso
Vanishing Act: Prova a regalarti un’uscita di scena.
Riflettevo
Sempre. Anche questa volta. E infatti non era lui a scrivere ma io, come sempre, perché questa newsletter è una mia responsabilità. E Marito, seppur collaborativo, non si presta mai a sollevarmi da responsabilità che sono solo mie. E la cosa mi manda in bestia non tanto e non solo perché ogni tanto vorrei essere sollevata dalle mie responsabilità, ma soprattutto perché c’è qualcosa di educativo in questo suo atteggiamento che mi ricorda l’infanzia. I miei genitori non erano di quelli che fanno i compiti al posto dei figli, e ce ne sono parecchi in giro che lo facevano e lo fanno, e perché non i miei, mi chiedevo io.
E allo stesso modo adesso mi chiedo perché non posso nascondermi dietro a una tenda per una volta e far fare a Marito quello che dovrei fare io. Che poi mica volevo che mi facesse da ghost writer. Si sarebbe firmato. Sì, si sarebbe firmato “Marito” e gli avrei riconosciuto ogni merito.
Ma niente, è irremovibile. E, ora che mi sono illuminata e ho sorriso e ho iniziato a scrivere, è pure venuto qui a chiedermi “non starai scrivendo la newsletter come se fossi io a scrivere?”. No, no, sto rispondendo io in questo momento, furbetta.
Furbetta poi manco tanto in realtà, perché prima di mandartela gliela farò leggere in bozze, è una prassi ormai. E quindi non sarà una sorpresa: scoprirà in anticipo questo mio piano diabolico e magari mi censurerà pure. A quel punto sarà troppo tardi per riscriverne una nuova da zero e tu riceverai un’email di scuse in cui ti dico che oggi sono assente ingiustificata. Perché Marito non mi firmerà neanche la giustificazione, te lo dico io.
Ma poi perché ti devo chiedere scusa se non ti invio la newsletter? Perché ho deciso di prendere questo impegno? Perché cerco un modo per buttare all’aria le cose che devo fare se sono io ad aver scelto di farle e di farle diventare delle responsabilità?
Penso a quanto sarebbe bello poter usufruire delle supplenze nella vita. Sarebbe bello potersi rifiutare di fare quello che dobbiamo fare senza per questo creare danni a noi e agli altri. Ma se avessi una supplente la farei lavorare a tempo pieno, ne sono sicura, e lei si rivolgerebbe alla sua supplente e la sua supplente a un’altra supplente e così via, e a un mondo meraviglioso che prevede supplenti non si può anche chiedere che le supplenti siano infinite, no?
Oddio, sì, si potrebbe ma io ho bisogno di vincoli, anche nei mondi che esistono solo nella mia immaginazione. Per rendere tutto credibile e per rendere tutto possibile. Ed è per lo stesso motivo che la newsletter è diventata un impegno, una responsabilità. Un vincolo appunto. Perché se non fosse un appuntamento fisso non ti scriverei mai, dato che la mia tenacia si attiva solo in presenza di doveri.
Così io questo spazio me lo sono creata per esprimere qualcosa e poi me lo sono dovuta imporre altrimenti l’avrei negletto.
Però poi ci sono giorni in cui proprio non mi va e quindi, ecco, è tutto più difficile. E questi giorni in cui non mi va stanno diventando più frequenti. Probabilmente perché sono stanca, perché ho voglia di vacanza, perché ho bisogno di una pausa più che di una supplente.
E allora ti propongo proprio questo, una pausa. Una pausa in cui i miei weekend non ruoteranno attorno a te e alla newsletter, una pausa in cui non dovrò chiedermi cos’è la newsletter, chi sei tu e perché mi sono imposta questo compito. Una pausa in cui potrò uscire da me, da te e da noi e in cui magari ci mancheremo anche.
Una pausa in cui spero di riuscire a fare qualcosa di bello senza aver bisogno di impormi un vincolo.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Creative Types
Lo so, ti ho appena proposto una pausa e non dovrei cambiare discorso così repentinamente ma sto cercando di stemperare un po’, quindi andiamo avanti.
Eccoci. Invidio molto chi vive la propria creatività come una fonte di libertà perché, come ti dicevo, per me funziona esattamente al contrario, io mi sono dovuta ingabbiare: mi sono assegnata un compito, che nessuno può fare al posto mio.
Ma cos’è la creatività? Una dote o un esercizio? E, se è una dote, come si fa a capire di averla senza esercitarla ed esporla? Basta che chi ci vuole bene ci dica che siamo creativi? O basta anche solo sentirsi creativi per esserlo?
Io sulla mia creatività mi chiedo un sacco di cose soprattutto da quando ti scrivo, perché fino a quel momento è stato un campo in cui mi sono sempre sentita deficitaria. Quando ho iniziato a scriverti invece mi sono detta, vabbè dai, qualcosa c’è. Ma che cosa? Che cos’è? E, se c’è, come posso metterla meglio a frutto? Così ho continuato a scriverti, e scriverti serviva proprio a scriverti ma serviva anche a rispondere a queste domande.
E nelle mie pigre ricerche sulla creatività, che non mi portano mai da nessuna parte, sono inciampata anche in scoperte interessanti, come questo test, che ti dice qual è il tuo tipo di creatività.
Io risulto essere una sognatrice, cosa che non mi convince molto, considerato il castrante grado di razionalità che mi guida nella vita. Eppure mi sento in qualche modo lusingata dalla descrizione, e poco importa se sognare è sempre stato per me il contrario di realizzare.
Non so quanto sia affidabile, però il test è ipnotico. E quindi è un ottimo modo per dimenticarti quello che stavi facendo e perdere un sacco di tempo mentre la tua supplente immaginaria si occupa del resto.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Du spicci
Per scomporre il problema in pixel e poi scriverci su.
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Saluti
Questa newsletter è una mia velleità che ha bisogno di una pausa. Se ti manco e vuoi farmelo sapere puoi sempre scrivermi su Instagram o su facebook o anche direttamente qui. Tu mi mancherai, lo so già.
Ci vediamo presto!