Ormai avrai capito che sono un po’ umorale. Niente di esagerato o preoccupante però sì, risento spesso di sbalzi e scossoni, alcuni che provengono dall’esterno, altri frutto di autoproduzione.
E non so quale sia la mia fonte interna, rinnovabile e inesauribile, che mi regala picchi e baratri o, alle volte anche peggio, monotoni percorsi pianeggianti e un po’ cupi. Se fossi in grado di stanarla, questa risorsa volubile, probabilmente non saprei neanche come intervenire. Non so se farei bene a spegnerla per stare più tranquilla o solleticarla per vedere di cosa è capace.
Sui fattori esterni, invece, da qualche tempo comincio ad avere un’idea più chiara, idea che mi riservo di cambiare all’occorrenza, lo sai, qui niente è scolpito nella pietra. Ma parliamone.
Il consiglio prezioso
Very well spent: Guarda il panorama, non stai guidando tu.
Riflettevo
Gli scompensi nei miei stati d’animo ormai non mi spaventano più tanto, sono diventati qualcosa su cui faccio quasi affidamento. Quando sto giù porto pazienza e mi consolo pensando che prima o poi arriverà il momento dell’up. Allo stesso modo, quando sono piena di brio, energica, positiva, insomma una stronza che detesterei se non fossi io, mi metto un po’ fretta e sfrutto al massimo queste energie, conscia che dietro l’angolo, prima o poi, ci sarà il blob del cattivo umore che renderà impossibile ogni slancio.
Quello che non ho ancora addomesticato a dovere è quel costante raffronto che faccio tra come sto e come dovrei stare, tra come sono e come dovrei essere. E come dovrei essere, sebbene sembri una tortura che mi autoinfliggo, lo considero un fattore esterno, perché dall’esterno ho l’impressione che arrivi.
Come dovremmo essere ci viene spiegato nei dettagli continuamente. Ed è tutto più complesso rispetto a quei riferimenti, che erano solo estetici e comunque inarrivabili, degli anni ‘90. Con quelle cosce con circonferenza da polso e altezza pari a una libreria Billy non c’era gara né speranza. E alla fine non potevi far altro che assolverti e rassegnarti ai limiti della tua altezza, del tuo peso e di tutta una serie di imperfezioni che rappresentavano forse un’onta, ma collettiva, condivisa e irrimediabile.
Oggi quei modelli sono praticamente caduti, ed è sicuramente un bene, perché adesso nella vita puoi pensare di farcela anche se non sei una topa cosmica. Non vuol dire però che si possa abbassare la guardia, anzi. Adesso, se non ce la fai, non puoi dare la colpa delle tue disgrazie a madre natura, perché il benchmark con cui devi fare i conti è un universo ispirazionale che ti dice che puoi agire eccome, sul tuo carattere, sulla tua personalità, su chi sei. La responsabilità è tutta tua.
Bè, fantastico, no? Per me in questo momento non tanto, perché comincio a fare confusione su quello che mi si chiede, visto che le indicazioni da seguire sembrano sempre più dei decaloghi nevrotici e asfissianti, spesso anche in contraddizione tra loro.
Appena accendi il computer o guardi il cellulare ecco che subito incappi in un post che ti sprona a comportarti da vincente, poi scrolli giù e ne becchi un altro che ti invita ad abbandonare il mito del successo ed esaltare invece i tuoi fallimenti, perché questi servono per crescere. E non fai in tempo a decidere quale filosofia abbracciare che ne spunta un altro in cui ti si chiede di schivare del tutto questa retorica per concentrarti piuttosto sul percorso, sull’esperienza in sé, senza pensare al traguardo. Apri Linkedin e via con mille consigli su come essere produttivi, su come faticare a testa bassa, su come amare il tuo lavoro. E poi però, nello stesso schermo, c’è qualcuno che ti intima di dedicare il giusto spazio agli affetti e agli interessi, senza farti fagocitare dalla tua professione. E devi saper sempre assegnare le giuste priorità alle cose ma se ti trovi a procrastinare sei una persona orrenda, fai schifo e non regge la scusa che quella cosa che stai rimandando non è una priorità e per questo può essere rimandata. E devi saper aspettare ma anche sfruttare le occasioni e, se non ce sono, mettere in campo la proattività, agire in fretta. Sbrigati, che stai aspettando? Poi in un articolo leggi che è giusto anche abbandonarsi all’ozio. Perché fa bene, serve, stimola la creatività. Peccato però che se non sfrutti tutti i tempi morti per studiare, informarti e aggiornarti stai perdendo tempo e il tempo è denaro, e il denaro non è tutto ma devi dargli valore, saperlo gestire, spenderlo e godertelo. Stai risparmiando, mi auguro, nel frattempo. Stai mettendo da parte qualcosa? Ma soprattutto, e questo aspetto è ben più importante dei soldi, devi accettarti così come sei e, se non sai farlo, devi assolutamente cambiare per riuscire ad accettarti così come sei.
E allora non mi stupisce che questi siano gli anni del forfait globale, l’era delle anti-ambizioni, l’epoca in cui milioni di persone mollano tutto e si rimettono a camminare secondo un ritmo proprio. Gente esausta, sicuramente provata dal crollo di ogni certezza e comodità, ma in più stufa di una serie di standard che, se già erano contraddittori prima, adesso sembrano del tutto fuori fuoco.
E anch’io, che nel vortice di come dovrei essere ci finisco molto spesso, sono in una specie di sciopero in questo momento. Me ne sto un po’ sbattendo, insomma. E sto leggendo un po’ meno articoli, alzando un po’ più il sopracciglio quando quella che finisce ogni giorno su Forbes mi spiega la vita, e mettendo da parte anche i libri di self-help che, sì, possono anche aiutare ma solo se te li concedi nel momento giusto. E non è che abbia del tutto abbandonato la voglia di essere migliore: cambierei ancora parecchi aspetti di me. Ma comincio a dubitare seriamente che questo affanno per essere migliore sia davvero finalizzato a stare meglio.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
The Great Malaise
In questo corto animato di Catherine Lepage c’è un’altra chiave da valutare rispetto a queste tavole della legge in cui incappiamo così spesso: le bugie.
Quelle che raccontiamo, ci raccontiamo e che ci raccontano per adempiere al modello imperante. Perché questo modello non è più credibile né sostenibile, e l’essere umano a un certo punto esaurisce le proprie energie. L’essere umano spesso non ce la fa.
E il trucco, che sta nel sentirsi migliori più che nell’esserlo o diventarlo, ormai è svelato. Anche l’illusione è svanita, consumata.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Du spicci
Sarà sicuramente piccolo e scomodo, e dubito anche della sua resistenza. Ma è dorato.
Sinsay - € 7,99
Saluti
Questa newsletter è una mia velleità che oggi non ha tanta voglia di lavorare su sé stessa, ma prova a migliorarla tu.
Troppi imperativi, troppi modelli!!! Per carità. Sono felice di essere vissuta in un’altra epoca e di non dovermi confrontare con questa Babele!