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L'hai vista?
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L'hai vista?

Questa newsletter è una mia velleità con navigatore satellitare incorporato.

La mia comfort zone intendo, sai per caso dove l’ho lasciata? Ho fatto così tante cose per uscirne che mi sa che mi sono allontanata troppo. E ora vorrei rientrarci un attimo ma mi sono un po’ persa. E non è colpa mia, è che ho seguito cattive compagnie. Perché sono circondata da gente che mi incoraggia. Serena che supporta questa newsletter con un’email che mi fa piangere, Claudia che apprezza anche le mie battute più sceme o Lucia che mi intervista in inglese in un podcast (sì, sembra che mi sto vantando qui, lo dice anche Marito, ma ho menzionato tre matte, non fanno veramente testo).

C’entra sicuramente anche il fatto che ho un pessimo senso dell’orientamento. Mi perdo sotto casa, mi perdo negli uffici, mi perdo in un albergo. Credo sia genetico, non so quante volte da bambina mi sono persa in un bosco insieme alla mia famiglia. Esperienze che non hanno affatto lasciato traumi.

E insomma ora mi ritrovo a fare un sacco di cose difficili. Non universalmente difficili, difficili per me.

E ci sono tantissime cose che sono facili o naturali per chiunque e che a me sembrano impossibili. Tipo guidare o friggere. Chimica anche. L’unica materia che proprio non capivo al liceo. Ecco, proprio chimica un disastro. Tanto che la mia professoressa ne aveva fatto un cruccio personale. E lei era bravissima, giuro, ma il mio cervello vedeva solo maiuscole a caso intervallate da numeri grandi e numeri piccoli. E le operazioni tra queste formazioni bizzarre seguivano regole oscure.

Ci sono poi cose che sono diventate difficili col tempo, tipo riconoscere la destra e la sinistra. Da bambina ero una scheggia, ora mi serve circa un minuto, mentre mimo l’atto di scrivere, per distinguerle. O parlare in pubblico, che da adolescente mi sembrava una passeggiata e adesso è una di quelle insicurezze che crescono di pari passo alla mia grande nemesi, la consapevolezza.

Ci sono poi cose che forse sarebbero state difficili anche prima ma io le ho sperimentate da adulta. Tipo la degustazione di vini, che ho provato ad affinare con un corso da sommelier. Solo che, mentre tutti riconoscevano a naso il ginepro, il coriandolo e il maggiociondolo, io continuavo a pensare uva, uva, uva.


Il consiglio prezioso

Tappe intermedie: Ok concentrarsi sulla meta, ma prova a visualizzare anche qualche pit-stop, una sosta che ti farà riprendere fiato.

Tired Af GIF

Riflettevo

Insomma ho dei limiti. È che se guardo gli altri penso di doverli correggere questi limiti. Superarli. Ma funziona davvero così? Dobbiamo per forza aggiustarci? Non ci eravamo messi d’accordo che la self-compassion era l’unica strada per crescere, migliorarsi, essere felici?

Sì però alle volte non c’è scampo, ci sono cose che ti tocca fare per forza. E quindi devi trovare un modo, una strategia per superare l’ostacolo. A quanto ho capito, una cosa che funziona è trasformare l’ineluttabile in razionale, la costrizione in motivazione. E cioè passare da “che palle imparare a usare bene i social” a “se uso bene i social la newsletter cresce”. Poi ti guardi allo specchio, ti fissi degli obiettivi realistici e lavori un po’ di tempo al giorno su quelle attività che odi. Ti ci metti su, solo dieci minuti al giorno, fino a quando non ti spaventano più.

Sì, anch’io sono scettica. Non mi convince del tutto. Però ti dico che sicuramente quando non hai scelta le cose le fai, per forza. Non le fai bene magari, ma le fai. Io di recente ho iniziato ad aggrapparmi a quello che dice spesso Martina Mantoan, e cioè che “done is better than perfect”.

E comunque fare cose difficili fa anche bene. Crea ansia sì, ma ti fa crescere, migliorare e altre ovvietà che immagini. E fa sicuramente bene provare cose nuove, fare esperimenti, mettere in discussione abitudini che nel tempo sono diventate leggi.

Alle volte basta semplicemente circondarsi della gente giusta, da cui trarre ispirazione o almeno stimolo. Certo occhio a chi prendi a modello. Ci sarà sempre qualcosa che ad altri risulta semplice e che però non è alla tua portata. Perché banalmente i tuoi limiti sono tuoi.

Tipo questa lumaca sopravvive alla decapitazione e in tre settimane è in grado di farsi ricrescere interamente il corpo. Io no. Ma la lumaca la sa scrivere una newsletter? Eh lumaca zombie? La sai scrivere una newsletter tu?


Visto letto sentito 🙈🙉🙊

Promising Young Woman

Alle volte mi è difficile anche capire se una cosa mi piace o no. Decidere e argomentare, ecco. Ed è proprio così con questo film, che in teoria è un rape and revenge.

Un film che fa passare tutti messaggi corretti. Ti spiega proprio questo è giusto e questo è sbagliato. Come se fosse un powerpoint.

E spiega cose ovvie. Però poi ti dimostra – no, non te lo dimostra, te lo spiega sempre – che queste cose ovvie non lo sono quando le applichiamo a noi. Cioè a dire, l’errore, qualcosa che è palesemente sbagliato, qualcosa che io abitualmente condanno e per cui mi indigno, se lo commetto io non è così grave. O sì, l’ho commesso ma ero in buona fede, ero giovane, non mi rendevo conto. Le circostanze mi giustificano.

Perché la tesi di questo film, la tesi spiattellata, sembra essere la questione della violenza sessuale e del consenso, però secondo me no. Secondo me la tesi è un’altra. È quella dell’assunzione della colpa. Di come sia necessario sentirsi dire “ho sbagliato” da chi ti fa un torto madornale. E di quanto sei disposta a fare, di quanto sei disposta anche a perdere, pur di mettere con le spalle al muro chi la colpa si rifiuta di assumersela.


Pinkabbestia

Solo qualcosa di rosa

Du spicci

Dici che è tardi per comprare un maglione?

Hush - € 99


You Better Network

Nel podcast che mi ha visto improbabile ospite venerdì mi è stata posta una domanda interessante, una domanda che è anche in linea con la newsletter di oggi, con le cose che ci sembrano difficili, e cioè: come fare networking se siamo introversi?

Prima di tutto considera che neanche per un estroverso è normale fermare una persona dal nulla e presentarsi. Non è che tutti i giorni per strada o al supermercato ci si presenta a degli estranei in scioltezza. Quindi da questo punto di vista timidi ed estroversi giocano ad armi pari, nessuno dei due lo fa abitualmente. Forse lo fanno gli sfacciati ma, ascolta bene, uno sfacciato non è per forza vincente nelle occasioni di networking. Quando una persona è troppo sicura di sé, si presenta, racconta cose e pone domande in modo troppo diretto può capitare che l’interlocutore alzi una barriera di diffidenza.

Una cosa che puoi fare per allentare la tensione è individuare un’altra persona timida, anche più timida di te, che magari sta da sola in un angolo senza parlare con nessuno. Per quella persona tu sei una manna dal cielo.

Quindi avvicinati e attacca bottone, quello è il tuo target. Vi libererete a vicenda del ruolo di carta da parati e, alla fine, anche se avrai conosciuto solo quella persona, almeno non ti sarai sentito a disagio per tutto il tempo.

La newsletter oggi è lunghina quindi mi fermo qui per non sfidare la tua pazienza ma, campionessa di premura, ti lascio almeno un articolo per approfondire l’argomento se proprio ne hai voglia.


Saluti

Questa newsletter è una mia velleità, ormai affetta da delirio di onnipotenza. Condividila ovunque, i matti vanno sempre assecondati.

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