È tutto collegato?
Questa newsletter è una mia velleità oggi in apparente delirio ma secondo me fila.
È successa una cosa strana. Ma strana bella, eh. Ci hanno recensito (a me e a te, devo davvero ricordarti che in questa newsletter ci sei anche tu?) su un’altra newsletter che si chiama Sottomano.
Ed era una recensione davvero lusinghiera. E io mi sono un po’ emozionata, e mi sono concessa senza imbarazzo tutto il bouquet dell’essere emozionata. Ho sorriso, sono arrossita, mi sono sentita un po’ impacciata e poi ho letto la recensione a Marito, che si era appena svegliato e non si era ancora messo le lenti a contatto. Ah, tu quando ti emozioni non svegli chi ti capita a tiro per urlargli Posso leggerti una cosa? Posso leggerti una cosa? Posso leggerti una cosa? Posso leggerti una cosa?
Il consiglio prezioso
π : Seguili ‘sti pensieri, da te vengono e a te conducono.
Riflettevo
La recensione mi ha fatto molto piacere, chiaro. Ma ha anche confermato che vivo in una sorta di Truman Show in cui tutto sembra creato ad arte per aggiungere alla mia vita pacchi di materiale da usare poi in questa newsletter. Perché io, reggiti forte, oggi mi trovo per forza a parlarti di recensioni. È l’universo a impormelo. No, non fare quella faccia, non sono pazza, parliamone un secondo con calma.
Tu di certo penserai che io usi di proposito qualsiasi pretesto per sproloquiare qui ogni domenica. E non posso darti torto, è esattamente così. Quello che però magari ti sfugge è un inquietante allineamento di circostanze, che spesso mi disegna in autonomia il filo del discorso. E io mi ritrovo a seguirlo questo filo, più che a stenderlo o dipanarlo. Lo inseguo, esatto, e con un certo affanno anche.
Ora, se hai almeno un briciolo di fiducia in me, mi lasci spiegare, serena serena, e verifichi poi alla fine se sto esagerando io o se uno schema misterioso, non credo utilissimo ma comunque affascinante, esiste davvero.
Oddio, mi sono già pentita di averti lanciato questa sfida. Vedrai che alla fine risulterà che sono io a collegare tutto in maniera delirante. Posso dare fin da ora la colpa ad alcuni miei professori del liceo che a scuola insistevano sull’importanza di fare collegamenti? Porto ancora le cicatrici delle tesine multidisciplinari.
Oppure potrei dirti che la colpa è di quell’impalcatura, fatta proprio di link e collegamenti ipertestuali, che si sta appoggiando al nostro cervello fino a penetrarlo e diventarne struttura. Lo sai che io ho spesso paura di non mettere abbastanza link esterni nella newsletter? Mi dico, non sarà troppo poco solo la mia opinione qui?
E non ci scordiamo poi l’ansia di allargare sempre di più il bacino di collegamenti social, che siano follower, amici o subscriber. Ecco, questi collegamenti, per esempio, a che ci servono? A rimpolpare l’ego e allargare la vetrina in cui esponiamo la nostra vita privata, certo, ma anche a guardare nelle vetrine altrui, no?
Uh, ci sto arrivando, attenzione. Guarda eh: e che c’è nelle vetrine degli altri? Le loro esperienze, i ristoranti in cui vanno, i vestiti che comprano, i siti che usano per informarsi, i film che guardano, la musica che ascoltano, i libri che leggono. E allora (madonna, sono fiera di me) quelle vetrine sono già delle recensioni, no?
Sul motivo per cui la gente condivide contenuti sui social io ho le idee un po’ confuse. Perché non so bene neanche il motivo per cui li condivido io. Però ho letto un articolo interessante che cerca di spiegarlo e che delinea anche 6 diversi profili tipo delle persone che condividono contenuti. Così ti ho messo pure un link esterno, toh.
Tornando però alle recensioni, a quelle tout court che non stanno sui social ma su piattaforme, portali, riviste, giornali, mi sembra che anche queste rappresentino una sorta di collegamento. A contenuti, va bene, ma anche alle persone che le scrivono. E, se ci pensi, alle altre persone che le leggono, perché alle volte ci affezioniamo così tanto alle nostre fonti che ne facciamo quasi un simbolo di appartenenza. Ormai, se vuoi dimostrare di saper stare al mondo, un film lo guardi solo se ha più del 90% su Rotten Tomatoes. E questo requisito mantiene un valore stabile, almeno tra i miei amici, anche dopo che ci siamo sorbiti decine di film di merda con punteggi altissimi. Persino Rotten Tomatoes ammette di aver talvolta toppato, e per questo ha lanciato il podcast Rotten Tomatoes is wrong.
Ma io adesso ti sto parlando male delle recensioni quando ne ho appena ricevuta una, non ha senso. No, anche perché mi sto perdendo in chiacchiere senza aver chiuso del tutto la questione dell’allineamento astrale e della congiura dei collegamenti.
Te la spiego dai, sistemiamo la faccenda. Proprio sopra la recensione di 40 circa circa veniva recensita Basilico, la newsletter di Valentina Aversano. E Valentina Aversano è colei che mi ha suggerito di invitare degli ospiti ogni tanto qui. Ed è per questo che è nata qualche settimana fa la rubrica Guilty Pleasure With Guests, in cui oggi c’è Chiara Velardita. E sai qual è il guilty pleasure di Chiara? Non so se ce la fai a gestire il colpo di scena: le recensioni. Considera che lei il suo guilty pleasure me l’ha mandato domenica scorsa, totalmente ignara di questo incastro folle. Non ti sta esplodendo il cervello? Neanche una gocciolina di sangue dal naso?
Guilty Pleasure with Guests
In questa rubrica un amico o un’amica della newsletter mi racconta il suo guilty pleasure. La genesi della rubrica te l’ho appena spiegata. Questa settimana il Guilty Pleasure è di Chiara Velardita.
Con Chiara ci siamo conosciute qualche anno fa e abbiamo subito riconosciuto un collegamento di radici, di etichetta e di ostinazione, che noi riassumiamo nella parola “madre”. Chiara ha un cervello che macina velocemente le parole giuste. E non sai quanto sono contenta di condividerle con te oggi.
Questo è il suo guilty pleasure.
Ho sempre pensato che un successo della nostra specie dovesse essere accettare il piacere che proviamo nel perdere tempo e finalmente liberarci della fatica di sottoporre ogni fatto a uno spostamento di senso per insabbiare - con giustificazioni da quattro soldi - la colpa di oziare.
Il genere è vastissimo, privato, libidinoso. Negli ultimi anni perdo il mio tempo a leggere le recensioni di Amazon e mi giustifico miseramente con la questione degli acquisti.
Controllo a fatica questa perversione di spiare un’umanità vastissima in cui posso spogliarmi di ogni saggezza e giudicare Utente Amazon Verificato con la stessa libertà con cui Utente sovraespone sé stesso. Allora io lo giudico, giudico la sua grammatica, la prosa, gli spazi mancanti dopo le virgole, la cyber rabbia, l’euforia, la meticolosità da ingegnere del Genio civile. Mi sembra di vederla la sua vita e non dimentico le 3 stelle a Frank Herbert perché “il libro era pesante di peso per i polsi”. Grazie Utente Amazon Verificato.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa (oggi powered by Viviana)
Du spicci
Ma l’allegria?
Compañia Fantastica - € 65
Saluti
Questa newsletter è una velleità che magari spesso si incarta ma tu parlane comunque bene in giro.