È successo?
Questa newsletter è una mia velleità che si sveglia da giorni con la luna storta e poi però c'è l'Eurovision.
Qui ci sono più strati, ora ti spiego. Io ti avevo scritto tutta una newsletter in un modo. Poi abbiamo vinto l’Eurovision.
Cioè, io ero di pessimo umore, lo ero il giorno prima, il giorno prima ancora ed è così, nero, fisso, da giovedì mattina. Mi sono svegliata male e non mi sono più ripresa. Ho anche trascorso dei momenti belli, con amici, con persone carine, ho riso, mi sono genuinamente divertita, ma non mi è passata.
Pensa che volevo saltare la newsletter questa settimana perché tanto se dovevo scriverti solo per lamentarmi che senso aveva? Però poi mi sono messa all’opera, con senso del dovere, e soprattutto con la sensazione che, se oggi ti avessi dato buca, al cattivo umore si sarebbero aggiunte la frustrazione e ulteriori scuse per colpevolizzarmi e dirmi che sono una persona brutta e inutile, incastrata in un gomitolo di rogne. Quindi sì, il progetto era di rovinarti la domenica con il mio pessimismo per evitare di peggiorare la mia. Ci poteva stare, no?
Non ti so dire neanche quale sia il fattore scatenante. Potrebbe essere la sindrome premestruale, un bel po’ di stress accumulato, alcune aspettative disattese, o questo disallineamento che provo verso un senso di rinascita collettivo a cui, appunto, non riesco a prendere parte.
Perché di base non sono ancora travolta dalla pazza voglia di sole, aperitivi, gite fuoriporta, cene e bacetti che imperversa. Sarà che non ho neanche partecipato all’attesa, perché nell’ultimo periodo ero parecchio impegnata su altro, ma mi sono trovata con tutti già fuori in un mondo nuovo mentre per me non era cambiato nulla. Insomma è chiaro che sono rimasta palesemente indietro. Il mio amico Franco mi tratta ormai come se fossi la mamma di Goodbye Lenin, e insomma non bastano gli sforzi che sto facendo per mascherare il mio disagio.
Il consiglio prezioso
Just do it: Spezza.
Riflettevo
Il fatto è che in questi ultimi giorni, se anche mi sforzo ed esco, quel senso di sollievo, di gratificazione, che forse mi illudo mi sia stato promesso, non mi prende. Sono solo uscita, ho bevuto una cosa, ho chiacchierato, mi sono distratta ma poi torno a casa e boh, che sono uscita a fare?
Ho provato anche ad andare dal parrucchiere e niente, nemmeno i capelli pazzeschi (perché ti giuro in questo momento ho dei capelli pazzeschi) sono riusciti a tirarmi su di morale. No, guarda, giudica tu:
E non ho goduto neanche dei teorici benefici di una conversazione impegnata (ti ho già detto che di base non amo lo small talk e che mi sento più a mio agio a parlare di cose vere, profonde, importanti) perché, nel mio unico tentativo di questa settimana, da impegnata la conversazione è diventata impegnativa, e ora mi sento ancora più una merda perché fondamentalmente ho alzato una polemica del tutto inutile con persone che mi conoscono a malapena.
Il problema è che quando ti abbrutisci i consigli che trovi in giro per uscire dall’abbrutimento sono di solito di questo tipo: dai, esci dall’abbrutimento. Ci si spinge fino a chiederti di fare cose che non avresti voglia di fare neanche quando sei di ottimo umore: tipo fare una dieta salutare, fare esercizio fisico, affrontare il problema. Tutte cose sacrosante, che funzionano, ne sono certa, giuro, però ecco mi viene da dire grazie al cazzo. Scusa la volgarità, davvero perdonami, però capirai che mentre mi sto invorticando in pensieri cupi, sto dando significati enormi a piccoli fastidi e sto smarrendo il significato di tutto, di quello che sono e di quello che ho, non ho tantissima voglia di sentirmi dire “magna meno”.
E invece quello che serve magari è solo l’Eurovision Song Contest, che ti svolta la serata proprio mentre sei presa dallo scrivere una newsletter deprimente. Oppure ci sono altri piccoli segnali luminosi che arrivano da lontano nel tempo, con strane traiettorie, e che non ti dovrebbero in realtà sfiorare ma, forse solo perché ti volano sopra la testa, riescono a creare piccoli squarci nella cappa che ti pesa addosso. Come una vecchia notizia che io leggo solo ora. Non so se fa lo stesso effetto su di te, vediamo: le ceneri dell’inventore del frisbee, Ed Headrick, sono state incorporate in una serie di frisbee. Uno di questi è stato lanciato sul tetto del suo Memorial Museum dalla moglie. E sai cosa diceva Ed Headrik?
When we die, we don't go to purgatory. We just land up on the roof and lay there.
Ecco, ti dico, sono queste le cose che mi danno un po’ di sollievo. E non ti so neanche dire perché.
Però vincere l’Eurovision proprio non me l’aspettavo. O meglio l’aspettavo da così tanti anni che mi sembra assurdo sia arrivato proprio ora. Sono confusa. Ma forse è euforia, che ne so.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Cosmo - Witold Gombrowicz
Questa settimana ti parlo di un libro molto bello che però non tira certo su di morale. Come al solito non è un’uscita recente, quindi probabilmente l’hai già letto. Ma che vuoi farci, ho i miei tempi.
Leggere Cosmo è stato come assistere alla vivisezione di un animale piccolissimo. Guardare contorsioni impercettibili eppure terrificanti. Sono sicura che non sia la causa del mio attuale malessere, ma di certo non ha aiutato. Mi ha colpito, disturbato e ha spalancato un po’ un baratro per il quale sicuramente ero già predisposta.
Perché ti trovi a partecipare a una nevrotica ricerca di segni, di significati, in eventi che sono piccoli, minuscoli. E mentre scavi resti comunque lì a galleggiare in uno stagno di deformità, perversioni, esasperazioni che, ci devi fare i conti, sono però la norma dell’esistenza tutta.
E alla fine il delirio ti avvinghia e ti fa rassegnare al grottesco, all’immobile, al contorto.
Perché da tutte le bugie, le speculazioni, le riletture della realtà emerge una verità spaventosa, che è quella del caos. Da cui puoi essere travolto e a cui finisci per contribuire nel momento stesso in cui cerchi di capire, mettere ordine, dare un senso.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Foto quasi rubata a: @iampatrikgi.
Foto che mi ha inviato @nofrancono a supporto della causa pinkabbestia.
Foto che ho fatto io subito prima di un pranzo molto piacevole. Non ero ancora di cattivo umore.
Du spicci
Ecco, una cosa così ci sta secondo me.
H&M - € 19,99
Guilty Pleasure
Allora, va da sé che si parla di Eurovision, no? Io lo guardo da anni, e cioè da quando l’Italia ha ricominciato a partecipare. Perché l’Italia, che è tra i Paesi fondatori del contest, dal 1998 al 2011 è stata assente dalla competizione.
Che poi l’idea stessa dell’Eurovision è di un italiano, Sergio Pugliese, all’epoca (anni ‘50) direttore generale della RAI. Quindi fatti dire che era davvero assurdo non esserci.
Comunque l’anno in cui l’Italia è finalmente tornata a partecipare io mi sono ritrovata in uno studio televisivo, insieme al mio amico Franco, a sventolare una bandiera dell’Ungheria di fronte a Raffella Carrà. Prendila così come te la racconto, non ti serve sapere altro. Anche perché l’Eurovision è il tetto (paradiso) degli amanti del trash, su cui atterrare senza porsi troppe domande.
E da quel giorno ogni anno seguo l’evento con grandissima partecipazione e un fedelissimo gruppo d’ascolto, tifando per cantanti italiani di cui di solito mi frega meno di zero, ma quello che conta è l’attaccamento alla maglia, in un’ipnosi alimentata dall’eccitazione, a sua volta scatenata da situazioni russe tipo questa:
E non è solo la Russia a stupire. All’Eurovision le sorprese possono arrivare da qualsiasi Paese. Anche l’Irlanda, per dire, può fare cose matte, guarda:
Noi di solito portiamo personaggi tutto sommato sobri, raccontandoci sempre che cantando in italiano le chances di competere con chi canta in inglese sono basse. Però alcune volte siamo andati molto vicini alla vittoria: ad esempio nel 2019 con Mahmood (secondo posto) o nel 2015 con Il Volo (che avrebbero stravinto al televoto ma si sono piazzati terzi per il voto della giuria di qualità. Sì, certo che l’ho superata).
Quest’anno abbiamo vinto invece. Così, coi Maneskine, tiè. Che gioia.
Oltre alle esibizioni folli, una cosa che mi coinvolge parecchio è la dinamica di voto: ciascun Paese assegna una serie di punteggi ai diversi cantanti (col divieto di votare per il proprio però) ed è meraviglioso incazzarsi quando San Marino non dà all’Italia un punteggio alto o quando Grecia e Cipro si spalleggiano in modo palese o quando il Nord Europa fa schieramento compatto. C’è tutto un ruscello sotterraneo di geopolitica che si spinge anche oltre, ti giuro. Ma voglio concentrarmi sul fatto che quest’anno abbiamo vinto, bravi tutti, ancora non ci credo.
Che poi la cosa importante da considerare è che il Paese che vince l’Eurovision ospita in una propria città l’edizione successiva. E sappi che se l’anno prossimo non riuscirò a partecipare a questo mega eventone, che ancora non so neanche in quale città si terrà, ti beccherai una newsletter di fuoco. Quindi se hai dritte, notizie, aggiornamenti, biglietti dimmelo prima di adesso.
Saluti
Questa newsletter è una velleità a cui è bastato parlare un po’ con te e vincere l’Eurovision per avere un momento di sollievo. Più vincere l’Eurovision che parlare con te, fattelo dire. Oddio scusa, non so quello che dico, sono fuori di me.