E se fossi un pomodoro?
Questa newsletter è una mia velleità che ogni tanto rischia di schiantarsi al suolo.
Hai presente quando ti ripeti ossessivamente un messaggio positivo per farti coraggio, per darti una pacca sulla spalla, ma anche perché in fondo un po’ ci credi? Qualcosa sta andando bene, ti sta facendo bene, ti sta dando soddisfazione. E lo dici a te, agli amici, agli estranei. E ti stai pure un po’ sul cazzo per questo ottimismo.
Poi però ti viene un piccolissimo dubbio che forse no, magari non sta andando come credi tu, e quel dubbio prende piede e si propaga, e il mantra che ti ripetevi in testa si trasforma nel suo opposto. È tutto sbagliato, quello che stai facendo non ha senso, anzi fa proprio schifo. E se ci pensi bene anche tu fai schifo.
Bella sensazione, no?
Ecco, io la settimana scorsa ho spalancato la porta a quel dubbio e, dopo averlo fatto accomodare, l’ho indossato come un cappotto.
E quindi non ti ho scritto nulla, perché la newsletter era diventata all’improvviso una cosa sbagliata, una cosa che non funzionava, una cosa che faceva schifo. Tutta la newsletter, non solo quella che avrei dovuto scrivere la settimana scorsa. Tutte le singole newsletter che ti ho inviato. L’idea stessa di aver iniziato a scrivere una newsletter. L’invenzione della newsletter. Forse internet. Ma sì, pure l’informatica, l’elettricità, i pollici opponibili.
Il consiglio prezioso
Nice chat: Ogni tanto datti le spalle e vai a parlare con qualcun altro.
Riflettevo
Ma perché me la sono presa con la newsletter? Che mi ha fatto poverina? Era davvero lei l’oggetto del mio fastidio?
Anche secondo te è carina, no? No, non sto cercando di vendertela, ti sto spiegando dove sbaglio. Sbaglio perché io parto dal presupposto che non ti piaccia anche quando mi dici che è ok, che ti fa piacere leggerla.
Sì, esatto, è un autosabotaggio. Un modo per proteggersi dall’eventualità che qualcosa non funzioni, non decolli, non venga apprezzato. Perché se trovi un modo per frenarti, se trovi degli appigli per impedirti di fare una cosa, quella cosa non potrà andare male, non potrà dimostrarti che effettivamente non eri in grado di farla.
E mi dirai ma quante paranoie, che palle, stai parlando di una newsletter, dio santo, una cosa da niente. Peggio ancora: almeno una grande impresa per definizione porta con sé il rischio di fallire. Se fallisci invece in qualcosa di piccolo vuol dire che non sei capace nemmeno di fare una cosa alla portata di tutti.
Questo è il momento in cui dovremmo parlare delle radici di questi comportamenti ma tanto la risposta è sempre e comunque quella: infanzia, traumi e così via.
Quello che mi interessa invece è che gli studi sul self-sabotage non sono così recenti: io pensavo fosse quasi una moda del momento da cui mi ero lasciata trasportare, e invece sono così contenta di linkarti un articolo del New York Times del 1987 che parla proprio di questo. Ce ne sono di più recenti, certo, ma vuoi mettere la sensazione di viaggio nel tempo che ti regala questo link?
Ecco, questi sono i piccoli piaceri a cui dovrei aggrapparmi quando sono tentata dal far saltare tutto. Altra cosa che bisognerebbe fare, a quanto sembra, è provare a far pace col proprio inner saboteur, ma questo richiede uno sforzo, un lavoro attento. Io, come vedi, ho optato per una soluzione un po’ più drastica. Ti ho raccontato tutto per filo e per segno, così quando sarò sul punto di mollare di nuovo sarò consapevole che tu sai perché. E, sentendomi alle strette, l’imbarazzo di non non riuscire a vincere le mie paure vincerà sulle paure stesse. Oppure no, sarò investita da paura e imbarazzo in tandem, ma almeno avremo imparato insieme che questa strategia non funziona.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Love trace
Ora, lo so che questa è la rubrica del visto/letto/sentito ma questa settimana il tema è un po’ la paura di fare e quindi mi concentro su chi fa cose, cose belle, e consente ad altri di fare cose belle per il puro piacere di farle. Come questo brand di design dedicato alla carta, Foxcraft, che tramite la legatoria artigianale crea quelle che secondo me sono piccole meraviglie.
E l’ultimo progetto mi ha colpito: si chiama love trace ed è un set di fogli con cui si possono creare buste e carte da lettera, grazie ai tutorial che ricevi insieme ai materiali.
E oggi mi sembra super dolce proporti almeno l’idea di una lettera di carta, considerato che ti invio sempre e solo un’email e mai qualcosa di concreto, di tangibile.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Du spicci
Poi non ce la mettiamo, è chiaro, la prendiamo solo per tirare su l’umore degli altri vestiti nell’armadio.
Compañia Fantastica - € 34,93 (in saldo)
You Better Network
Sempre in tema di cose che non penso di saper fare o di cose che ho paura di fare, mi sa che continuo con la terapia shock. Così, se hai la sensazione che ti ho un po’ buttato addosso le mie ansie e che ti ho usato per superarle, sappi che la cavia sono sempre e comunque io. Sto facendo del male a me, di proposito.
Ti ho già detto in passato che collaboro come mentor in una scuola di business development, The BD School. Ecco, mi hanno chiesto di registrare un episodio a tema networking per il loro podcast. Mi sono prestata, all’apice del mio senso di inadeguatezza (un saluto affettuoso anche alla sindrome dell’impostore) e dell’imbarazzo per il mio livello di inglese incerto.
Forse alcune delle cose che sentirai nel podcast te le ho già dette qui ma tutto sommato ti fa bene risentirle e soprattutto puoi divertirti a prendermi in giro per il mio inglese appunto.
Fatto sta che per una volta puoi ascoltare senza dover leggere, via.
Saluti
Questa newsletter è una mia velleità che usa una citazione davvero di nicchia nel titolo senza accertarsi che tu possa coglierla. Abbi pazienza, davvero non me la sento di raccontarti una barzelletta, nonostante le insistenze di Marito. Però ti assicuro che come titolo è appropriato, fidati.