Io e te abbiamo un umore altalenante. In particolare adesso.
Il clima a vanvera, il lockdown non ancora lockdown ma a breve vuoi vedere che si torna al lockdown, l’ansia, l’ignoto dietro la porta, le elezioni americane tra pochi giorni. Tutto ok.
Si può dire che siamo spaesati? Di nuovo? Tu ti senti ormai un esperto navigato di pandemia e crisi economica? Io non lo so. Mi organizzo e faccio quello che devo fare, sto a casa e ci sto bene, però mi sento ferma, fisicamente costretta.
E così, a naso, non mi stupirei se mi toccasse un TSO a sorpresa, con infermieri robusti che mi prendono di peso e mi portano via nella posizione del cane a faccia in giù mentre io sono convinta di aver trovato il segreto del mio equilibrio in una sequenza yoga.
Per ora sto qui, senza possibilità di spostarmi, perché senso di colpa e preoccupazioni vincono a mani basse sui motivi che posso avere per andare da qualche parte. Sto qui. In questa città, in questa casa, a questo tavolo. E penso alla bolla informativa della scorsa newsletter, che era il germoglio di questa bolla ancora più piccola dove per prudenza devi limitare il numero di persone che frequenti e il numero di cose che fai.
E che novità possono arrivare? Cos’è che posso aspettare? Perché l’attesa - oltre ad essere essa stessa il piacere del piacere per piacere per piacersi - è un motore, una fonte di energia, uno stimolo.
Quindi mi invento delle cose che potrebbero arrivare: il maglione viola di Uniqlo, un cargo di mascherine, una betoniera di cosmetici, quintali di casatiello.
Il consiglio prezioso
Economia e finanza: Cancella e dimentica il CVV della carta prepagata con cui fai acquisti online prima che sia troppo tardi.
Riflettevo
Se in questo momento diventa difficile allargare l’orizzonte, per me è comunque sempre più difficile restringere il campo e buttarmi a capofitto su qualcosa. È una qualità che proprio non ho. Posso reggere per qualche giorno ma poi desisto e voglio altro. Voglio varietà.
Il problema è che mi annoio con grandissima facilità e, se scegliessi una sola cosa in cui affondare verticalmente tutta la mia attenzione, resisterei qualche settimana per poi abbandonare la nave. Appena mi accorgo che stanno rubando una porzione eccessiva della mia attenzione, corsi, esperienze e hobby mi stancano a morte. Mi è già capitato molte volte e no, non ho ancora provato con l’Adderall.
Il punto è che a me non piace scegliere, perché scegliere significa escludere. Eppure per creare una buona newsletter sarebbe importante stringere il focus.
Quando si creano contenuti sul web la prima regola è concentrarti su qualcosa di specifico e ben definito. Devi scegliere una nicchia e posizionarti in modo deciso affinché i tuoi contenuti siano considerati utili e tu possa diventare una voce autorevole in un determinato campo.
La definizione della nicchia è un fattore di successo fondamentale. E tutto parte dalla teoria della coda lunga, un modello economico descritto nel 2004 da Chris Anderson su Wired, che spiega il successo dei contenuti di intrattenimento di nicchia su internet.
Secondo questa teoria, la somma dei prodotti a bassa domanda (nicchia) riesce a coprire una fetta di mercato uguale o maggiore alla somma di prodotti a domanda alta (blockbuster o bestseller) se il canale di distribuzione è abbastanza grande e il periodo di vendita abbastanza lungo. E infatti Amazon guadagna di più con la vendita complessiva di libri sconosciuti rispetto alla vendita complessiva di bestseller.
Internet ha infatti reso conveniente la vendita di quei contenuti che nel “mondo fisico” incontrano dei limiti (di prossimità, di spazio e di tempo) tali da farli considerare non profittevoli. E così si è passati dall’era della scarsità all’era dell’abbondanza, e dal mainstream imposto alla nicchia dove puoi trovare qualsiasi cosa cerchi.
Una conseguenza di questo scenario è che anche un signor nessuno o una signora 40circacirca ha la possibilità di creare e diffondere contenuti di successo. Ma come competere con famose riviste online, blog affermati, siti di intrattenimento? Partendo da zero e senza investimenti, l’unico metodo è cercare di indicizzarti (su Google) in relazione a contenuti molto specifici, legati a parole chiave poco ricercate che ti consentano di posizionarti bene nel ranking dei motori di ricerca. Oppure insistere verticalmente su uno stesso tema così da accreditare la tua voce come “autorevole” in quel campo e per quella specifica ricerca.
Ecco, io non credo di avere questo piglio né posso raccontarmi la favola che sto rispondendo alla necessità di un utente target che cerca su Google la parola “velleità”.
Eppure so che se questa newsletter si occupasse unicamente delle migliori viti per fissare le rotelline delle ante di una doccia avrei risolto sicuramente il problema che ho attualmente con la mia doccia e avrei centrato l’obiettivo di specificità dei contenuti, ma avrei in compenso chiuso con la scrittura in meno di due settimane. E vale lo stesso per l’idea di scrivere solo di libri, solo di politica, solo di moda, solo di calcio. È il motivo per cui non sono un’esperta di nulla: nulla mi piace così tanto da escludere il resto. Mi dispiace, questa newsletter non ti sarà mai utile né raggiungeremo il successo insieme, però più giù, in fondo, ti parlo in modo accorato di glitter.
Come se fosse lunedì
Il proposito che ho rimandato la settimana scorsa
Devo ricominciare a spedire cartoline. Ne ho ricevuta una qualche settimana fa e l’ho trovata adorabile.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Città Sola di Olivia Laing
È un libro che in realtà ho letto parecchio tempo fa ma a cui sto pensando molto in questo periodo. È un saggio sulla solitudine che percorre le storie di quattro artisti: Hopper, Warhol, Darger e Wojnarowicz.
Olivia Laing l’ha scritto molto tempo prima che pandemia e lockdown facessero risuonare forte in tutti il tema dell’isolamento all’interno di una grande città. Eppure proprio ora mi sembra inevitabile sentire forte l’eco di questo libro.
Ci sono dentro alienazione e separazione dalla società. C’è l’emarginazione, l’esplosione di un virus sconosciuto (l’HIV), e ci sono intere frasi che sono andata a ricercare perché mi sembra parlino proprio a me (e forse a te e tanti altri) in questo momento.
Siamo tutti sulla stessa barca, e accumuliamo cicatrici in questo mondo di oggetti, questo paradiso materiale e temporaneo che troppo spesso assume il volto dell’inferno.
Si può essere soli ovunque ma la solitudine che viene dal vivere in una città, circondati da milioni di persone ha un sapore tutto suo.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
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Du spicci
Preso anche questo…
Uniqlo - € 39,90
Guilty Pleasure
Tra i drammi devastanti di questo periodo c’è l’imminente estinzione del glitter. Tremendo, lo so.
Del resto le microplastiche, categoria di cui il glitter fa purtroppo parte, rappresenta circa il 31% di tutta la plastica presente oggi negli oceani. Diamine, glitter!
E infatti alcuni grandi magazzini britannici hanno dichiarato che d’ora in poi i prodotti natalizi saranno senza glitter. Giusto giusto giusto, per carità, ma non credo di farcela.
Ora, capisco che un’apologia del glitter può apparire eccessiva, capisco anche che il benaltrismo è una pratica odiosa. E per questo non ti dovrei citare la tesi scientifica secondo la quale rinunciare al glitter non farà alcuna differenza, posto che l’inquinamento ambientale da plastica è dovuto principalmente all’usa e getta e che, anche all’interno delle microplastiche, il glitter rappresenta meno dell’1% di quelle disperse nell’ambiente.
Non ti dirò che si dovrebbe allora eliminare prima il pile, tessuto sintetico che con il lavaggio in lavatrice produce una quantità di frammenti molto più inquinante che va a finire nei corsi d’acqua e da lì negli oceani.
Lo so, sarebbe assurdo difendere il glitter a scapito dell’ambiente. Però posso dire che mi mancherà da morire? Posso dire che stiamo attraversando tempi bui e a me sapere che presto dovremo rinunciare anche allo scintillio fa male? Volete togliermi anche il glitter adesso?
Ho torto. Ho completamente torto. Ma un torto pieno di brillantini.
Saluti
Questa newsletter è una mia velleità e un invito all’indulgenza. A perdonarmi se mi lascio trascinare dall’affetto sconsiderato che provo per il glitter e che non mi fa essere obiettiva. Ma se ti va di iscriverti accetterò anche una tua ramanzina.