A neanche una settimana dal lancio (in faccia), il mio progetto di newsletter sta iniziando a spaventarmi. La sindrome dell’impostore non c’entra nulla questa volta. È piuttosto la paura di essere impegnata su troppi fronti, tutti ovviamente infruttuosi, che mi sta mettendo un po’ di tensione. Il timore di non riuscire a stare al passo, il timore di non “prenderci la mano”, il timore di non avere tempo e voglia.
Ma alla fine, se vado a fondo alla questione, la vera colpa è di Paolo Fox che nel mio oroscopo mensile mi dice:
Se hai in mente un progetto importante, il consiglio che posso darti è quello di rimandarlo al prossimo anno, perché specialmente in quest’Ottobre, la confusione regna sovrana.
Ma sei matto? Non faccio altro che procrastinare, accantonare, abbandonare, ti pare che io abbia bisogno di un incoraggiamento del genere?
Molla. Ma non si dice, non a me! Saturno, Giove, quello che ti pare, dimmi che i progetti sbocceranno nel 2021 ma non mi dire di rimandare tutto. Sarò paziente e aspetterò i risultati senza lamentarmi ma non mi posso fermare del tutto. Mi sembra eccessivo. Poi lo dici a me, che ci metto un attimo a sgonfiare tutto e mettermi al buio a sentire app di white noise per far addormentare i neonati.
Sto provando a ignorarlo e mi sono detta che devo aprire i profili social della newsletter per invischiarmi ancora di più, incastrarmi e restare fedele alla causa. L’ho anche fatto, in parte, creando un bell’account Twitter, che adesso però andrà popolato e nutrito. Mi restano un sacco di cose da fare e da imparare e giuro vorrei tanto, però si fa fatica con le stelle contro.
Il consiglio prezioso
Temperature: Con un maglione di lana a maniche corte avrai freddo o caldo, o freddo e caldo insieme. È molto chic ma siamo oneste.
Riflettevo
La settimana scorsa, in adempimento dei miei buoni propositi, mi sono sottoposta alla mia prima mammografia.
Si tratta di una pratica barbara di cui non sapevo nulla. Colpa mia, perché come sempre mi dovrei informare di più, ma sottolineo/evidenzio/richiamo/denuncio anche un po’ di omertà sull’argomento. Che la colonscopia sia una visita spiacevole è risaputo, se ne parla anche a tavola. Sulla mammografia un gran silenzio, diamine.
La meccanica è da tortura medievale ma sembra che non tutte le donne provino dolore nel farla. Fastidio penso proprio di sì in ogni caso perché è orrenda, ma dolore solo se hai un seno “denso”, “compatto”, “pieno”. Questo vocabolario culinario ben si sposa peraltro alla sensazione di veder trattati i propri seni come hamburger.
Il radiologo è stato gentilissimo, non è colpa sua e in generale non è una questione di sensibilità e delicatezza: è il macchinario a essere infernale. Così mi dico ma provare a inventare qualcosa di alternativo? Magari non si può, ci hanno provato e non esiste altro metodo però, ecco, fatecelo sapere e io mi arrendo facilmente. Nel caso invece fosse sfuggito, allora suggerirei di metterlo nella to do list della scienza e della ricerca se possibile.
Segnalo che ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno. Facciamo tutti i controlli, anche quelli sgradevoli.
Come se fosse lunedì
Il proposito che ho rimandato la settimana scorsa
Devo aprire il profilo instagram di 40circacirca in barba a Paolo Fox.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Rivista Studio (però cartaceo)
Sono contenta di aver comprato (in realtà ho chiesto a mio marito di farlo) una rivista in formato cartaceo questa settimana. È Rivista Studio, che consulto ogni tanto online e che ha risposto benissimo alla mia esigenza di approfondimento breve ma intenso offline.
Ne ho letto solo qualche pagina per ora: è trimestrale e la voglio dosare, anche perché cerco di tenere a bada la mia attenzione bulimica, che si infervora e si abbuffa voracemente per poi rifiutarsi e non trattenere nulla.
La rivista mi piace (ma poi chi sono io per avere un parere autorevole su una rivista apprezzatissima) ma la cosa che mi ha incuriosito è piuttosto il clash tra online e offline che si crea nella mia testa e che non mi capita con i libri, non so ancora perché ma figurati se non andrò a fondo.
Dicevo il clash: ho capito che, considerata la mia totale inconsistenza, per leggerla mi serve avere google a portata di mano e cercare roba tipo “upcycling”, “one-pot meals”, “Baedeker”, cosa che sembra avere un peso diverso quando leggo online perché apro link e nuove finestre senza veramente farci caso. Online non sapere fa meno male: se non so una cosa so di poterla cercare tra un attimo, poi mi distraggo e spesso non la cerco nemmeno. Offline la sensazione è opposta, mi dico di non interrompere per cercare subito, di finire l’articolo, almeno il paragrafo, ma quel termine o quel nome sconosciuto mi tambura in testa come la scatola di Jumanji fino a quando non vado effettivamente a cercarla.
E poi, adesso che offline e online non sono più nemici ma anzi hanno cominciato a volersi bene, è spesso la stessa rivista a costringermi a prendere almeno il cellulare per consultare un profilo Instagram protagonista di un articolo. La sensazione è gradevole. Mi ricorda le ricerche che facevo da adolescente, usando più strumenti, passando da un libro a uno schermo senza la paura di perdere il filo. Non esisteva l’ansia di smarrire la strada maestra per i troppi crocicchi di link. O comunque si poteva tenere a bada.
E mi sembra che la rivista cartacea non abbia neanche bisogno di trattenermi troppo. Non ha paura che il mio scappare su un’altra fonte penalizzi la sua SEO. E non ha paura di perdermi per sempre. Perché è bella stabile a casa mia. L’ho invitata io e ora è sul mio tavolino, sul mio divano, sulla mia lavatrice. Ha tempo, non ha ansia.
Il profilo IG che la rivista mi ha spinto a guardare è quello Nicole McLaughlin, graphic designer a cui ho immediatamente voluto bene perché ha un progetto delizioso e fa cose tipo questa:
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Photo by Dylan Collette on Unsplash
Photo by Heather Ford on Unsplash
Du spicci
Una camicia carina in supersaldo (immaginala sblusata nei pantaloni e senza top nero).
Ichi – in saldo € 17,98
Guilty Pleasure
Sono a disagio per il coming out di Gabriel Garko. Bello che lo faccia, bravo, giusto, coraggioso. Credo però che il contesto in cui questo “segreto di pulcinella” si sta svelando non faccia bene alla causa. Perché c’è una causa, più alta di Garko e più ampia del singolo.
Garko si è dichiarato gay a Verissimo anche se aveva anticipato qualcosa al Grande Fratello VIP attraverso una lettera alla sua ex “di copertura”, che lì per lì si è molto commossa e subito dopo ha ritenuto opportuno fare outing a un altro proprio ex, che è lì nella casa anche lui e che smentisce categoricamente. La dinamica potrebbe tediare chi non mangia pane e trash, aggiungo solo che lei ha provato a negare di aver usato la parola gay (Avete capito male, non ho detto gay, ho detto stratega) ma un altro concorrente l’ha sbugiardata confermando di aver ascoltato anche lui il pettegolezzo.
Insomma siamo di fronte a un outing di outing. Se ti sfuggisse la differenza tra coming out e outing puoi rimediare qui. In ogni caso l’outing non si fa. Svelare il proprio orientamento sessuale è un modo per riappropriarsi di una libertà e, per questo, deve essere in sé una scelta libera, mai forzata dall’esterno.
È per questo che mi sono trovata a sperare che il diretto interessato fosse etero. Perché è sicuramente meno grave dire di un etero che è gay piuttosto che dirlo di un omosessuale che non si è ancora esposto.
Tornando a Garko, tra le persone che si trovano a commentare tutta questa situazione tanto ingarbugliata c’è Imma Battaglia, attivista LGBT, moglie di Eva Grimaldi, altra ex finta fidanzata di Garko, adesso sua alleata, amica e sostenitrice.
Brava Eva, meno brava Imma che il mese scorso ha fatto delle dichiarazioni azzardate, e per questo giustamente contestate, su un trans e sulla sua scelta “comoda” (perché secondo lei si tratta di una scelta e comoda) di cambiare sesso o definirsi uomo. Arcilesbica poi, nel difendere Imma Battaglia ha praticamente dichiarato che decidono loro quando considerare trans un trans, e fino a quando non avranno le prove si rivolgeranno al trans al femminile. Anche se questo trans si chiama e si vuole far chiamare Ciro. Anche se questo trans ha appena perso la compagna, uccisa dal proprio fratello, a causa della loro relazione. Insomma dichiarazioni più che discutibili nel momento sicuramente meno adatto.
Ovviamente non è colpa di Garko se il contesto è questo ma non posso fare a meno di sentirmi un po’ a disagio per questo circo controproducente. Non fa bene a chi deve fare coming out, non fa bene a chi deve capire il coming out, non fa bene a chi vuole spiegarlo o sostenerlo o affrontarlo.
Resta solo sullo sfondo la questione sul perché un attore faccia ancora difficoltà a dichiarasi gay. E invece il tema è interessante. Perché non è affatto chiaro come mai sia così difficile assegnare ruoli etero ad attori gay e non viceversa. Ma è un fatto, la questione esiste eccome e mi incuriosisce. Perché non ci arrivo e perché non mi convincono le spiegazioni troppo facili e immediate.
Io ho in testa solo lui, personaggio di serie tv più sexy di sempre, personaggio che ci ha fatto impazzire tutte anche se tutte sappiamo che è interpretato da un attore dichiaratamente gay:
Saluti
Questa newsletter è una velleità e per questi ultimi mesi dell’anno rischierà di essere anche un esempio di hybris. Saturno non mi molla, quindi potrei non essere al massimo delle mie capacità. Se vuoi dimostrare a Paolo Fox che anche in queste condizioni astrali si può comunque provare a realizzare qualcosa di decente iscriviti e ci rivediamo presto! Io vi sfido stelle!