Oggi mi sento parecchio a disagio a scriverti perché, banalmente, è scoppiata una guerra e io di guerra non credo di essere in grado di parlare.
Cioè, oltre alle ovvietà, oltre a dirti che, cazzo, stiamo forse uscendo dal covid e adesso dobbiamo anche affrontare una guerra, mi resta poco da aggiungere.
Che poi la verità è che non stiamo davvero affrontando una guerra. Sebbene sia vicina, vicinissima, sebbene ci coinvolga emotivamente, non stiamo in questo momento rischiando la vita, non stiamo scappando dalle nostre case, non stiamo imbracciando armi che ci vengono consegnate dall’esercito. Non noi.
Ma i nostri vicini lo stanno facendo. In questo momento c’è un pericolo che in qualche modo ci tocca, perché basta un attimo e potrebbe capitare anche a noi. No, non è un’esagerazione: potrebbe non capitare ma potrebbe anche succedere.
E se non è questa guerra, magari è un’altra sciagura e non ha più davvero senso aggrapparsi ancora al filtro dell’incredulità. È ora di accettare che siamo mortali e vulnerabili, esposti, e che gli avvenimenti storici si verificano nel presente, prima di essere registrati e diventare passato, diventare storia appunto. E noi ci siamo dentro adesso.
Perché questi anni assurdi che stiamo vivendo, questi anni che sembrano parentesi nelle nostre esistenze, sono invece i più significativi, i più pregni, i più reali. E per questo mi sembra sciocco aspettare che passino, aspettare che si torni alla normalità. Sì, certo, si può sperare. Ma non aspettare, perché non è più detto che quello che aspettiamo poi arrivi.
E allo stesso modo è sciocco che io continui a pensare a cosa sto assistendo, invece di pensare a cosa sto vivendo. Che mi sforzi di assumere una prospettiva su tutto, quando di prospettiva ce n’è ben poca. Quando, sempre alla rincorsa di una posizione da prendere, sempre preoccupata di come dovrei guardare alle cose, non mi rendo conto che faccio materialmente parte di quelle cose e che il mio cannocchiale sul mondo è in realtà solo un periscopio che mi fa riemergere dall’abisso di un’incoscienza forzata.
Perché, se guardo alla mia settimana, dall’ultima volta che ti ho scritto, ho fatto di tutto fuorché vivere l’incubo che ho attorno. Ho riso come non mi succedeva da tempo, ho fatto una scampagnata, sono stata al cinema, ho lavorato tantissimo e con grandi soddisfazioni.
E non mi sento strana per questo, sicuramente non l’unica: stanno uscendo film bellissimi e film bruttissimi, si può di nuovo andare in discoteca, sono uscite le prime puntate di Lol 2, la gente organizza vacanze, vengono pubblicati libri, il mio quartiere è ormai un rave di ragazzini ubriachi che girano con casse portatili potentissime. Tutti continuano a vomitare le proprie opinioni chiassose e superficiali sui social, nei gruppi whatsapp, nelle newsletter. Niente si ferma. Niente ci ferma.
Io però oggi voglio provare a fermarmi qui.
Ti abbraccio forte.
❤️
❤️❤️❤️ complimenti per la saggezza!!