Oggi è l’ultimo giorno di gennaio, un mese durato circa 64-65 giorni, ho perso il conto. Un mese già di suo lunghissimo e che quest’anno è riuscito a durare anche più del solito. Ma è finito, credo. Se per te si sta chiudendo con le giornate della merla, non freddissime in realtà, per me si è chiuso con delle giornate di merda invece.
Ma, ti rassereno, non mi trovo in una valle di lacrime. Sebbene io accusi seriamente il colpo quando attraverso periodi di forte ansia o delusione, c’è però sempre il mio neurone preferito che mi dice “aspetta un attimo”. Non mi suggerisce soluzioni o azioni incisive, mi dice solo “aspetta”. È l’equivalente di quell’amico che ti dice “andrà tutto bene” senza darti un consiglio concreto, quell’amico a cui non daresti due lire e che però, appena risorgi da un periodo nero, hai tanta voglia di abbracciare perché in fondo aveva ragione lui, non sei crollata.
Ora, avendo il covid inflazionato e sputtanato anche l’espressione “andrà tutto bene”, preferisco aggrapparmi a questo “aspetta”. Che non vuol dire “stai ferma”, tutt’altro, vuol dire riconosci la crisi, dichiarati in crisi e poi, quando ti sei bene assestata in questo stadio e l’hai riconosciuto come il tuo nuovo ecosistema, solo in quel momento, ascoltati.
Anche perché ho imparato che nella crisi bisogna sguazzare prima di riemergere, ti ci devi immergere completamente, perché per reagire e riorganizzarti devi agire lucidamente e, se le tue forze sono ancora impegnate a gestire la conta dei danni o a leccarti le ferite, non te ne restano abbastanza per la ripartenza.
Il consiglio prezioso
Kuchisabishii: Chi demonizza il comfort food è una persona che ha un’arma in meno rispetto a te.
Riflettevo
È domenica, finisce gennaio, da domani molte regioni tornano in zona gialla. Ti pare che ti tocca una newsletter deprimente? Starai anche temendo un inno alla resilienza, di’ la verità.
E invece no, affatto, io sono una detrattrice della resilienza, figurati. Mi dichiaro proprio contro. Un po’ lo faccio per partito preso. Ma ho fatto anche qualche ricerca. Perché mi fila poco l’idea che incassare colpi a vanvera e resistere a tutto possa portare lontano. Sembra anzi che sopportare tenacemente le avversità possa portarti a concentrarti su obiettivi irrealistici e incastrarti in situazioni spiacevoli o controproducenti. Sembra ovvio eppure spesso non riusciamo a uscire da circoli viziosi perché non ci proviamo neanche, tendiamo piuttosto a resistere. E invece alle volte è meglio spezzarsi che resistere. Ancora peggio se ci convinciamo di essere in grado di resistere, fingiamo con gli altri e con noi stessi, fino a quando quella maschera casca miseramente.
È che alcune risoluzioni non sono sempre alla nostra portata. Le decisioni istintive ad esempio, quelle non supportate da un manuale o da dati su cui fare affidamento, sono un mistero tuttora oggetto di studio. Io nei giorni scorsi ho preso una decisione importante, una decisione di pancia che, senza certezze e paracaduti, è quella giusta. Eppure sulla carta non era quella da prendere.
Come se fosse lunedì
Il proposito che ho rimandato la settimana scorsa
Pensa a cose frivole, concentrati sul bello, sul dolce, sull’ingenuo.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Felici tutti i giorni - Laurie Colwin
Questa settimana ho dovuto spegnere il cervello. Ho cercato solo messaggi positivi che non accrescessero l’angoscia e che mi portassero lontanissimo da me. E quindi ho guardato tonnellate di tv spazzatura, approfondimenti politici (si riparla di politica, incredibile!), film d’azione.
Ho anche deciso di leggere il tipico romanzo che non mi piace, quello leggero, scorrevole, moderno. E mi è piaciuto però. Non ti so dire se mi è piaciuto perché sono in una condizione particolare, in ogni caso mi ha rasserenato. Si tratta di una commedia romantica: la storia di due amici che si innamorano di due donne, le sposano e restano amici.
Ciò che fa la differenza rispetto a prodotti simili è la totale assenza di cliché. L’assenza dello psicodramma, di confronti urlati, di equivoci ricorrenti. Tutto scorre fluido sulla spinta di un inaspettato ottimismo.
Non è un libro che ti cambia la vita, non so neanche se lascerà qualche segno su di me. Però nel presente, mentre lo leggi, si fa sentire. Ti calma, ti infonde buonumore.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
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Du spicci
La dolcezza di questo cardigan?
Ichi - € 59,95
Guilty Pleasure
Oggi, l’avrai capito, la newsletter è un po’ più concisa del solito, ma non ti lascio senza guilty pleasure. E il guilty pleasure di oggi è la self-compassion. Non dovrebbe essere un guilty pleasure ma è così che l’avverto io, come se mi sentissi un po’ colpevole a crogiolarmi in questa voglia di capirmi e di essere gentile con me stessa. Invece dovrebbe essere la regola, pensa.
Tu nel frattempo stai solo pensando a quante parole inglesi voglio ancora infilare in questo blocco, lo so. Ti chiedo scusa, non mi viene in mente una traduzione soddisfacente e puntuale di self-compassion. E la materia mi piace troppo (e mi serve ancora di più) per lasciarla fuori solo perché tu hai deciso di improvvisarti purista della lingua proprio adesso. Ma poi, scusa, non voglio giudicarmi io e lo fai tu?
Non voglio giudicarmi, esatto. Perché per essere gentile e comprensiva verso me stessa, devo mettere da parte l’autocritica. Devo riconoscere il dolore o la crisi come una componente della vita comune a tutti, e devo puntare dritto in faccia a questa sofferenza, senza distogliere lo sguardo.
In questo brevissimo video Kristin Neff, la persona più calma e rassicurante del mondo, e su cui ho intenzione di fare ricerche nei prossimi giorni, mi ha dato spunti su cui riflettere.
La cosa che mi dà molto coraggio in questo momento è l’idea che sia corretto abbandonare l’approccio da problem solver. È quello che ti dicevo all’inizio: non è il momento di affrontare o risolvere. È il momento di fermarsi, vivere il problema e guardarlo negli occhi per riconoscerlo bene.
E non solo questo approccio mi fa bene, ma sono sicura che mi renderà più lucida.
Saluti
Questa newsletter è una velleità ma anche uno spazio in cui volersi bene. Se ti vuoi bene e tu lo sai spargi la voce!