Cambio di stagione?
Questa newsletter è una mia velleità e diamine se ho bisogno di velleità in questo momento.
Dall’ultimo megariordino dell’armadio mi aspettavo grandi cose, tipo una nuova energia. Pensavo che i vestiti, al loro posto e con il giusto spazio per respirare, mi avrebbero incoraggiato a mettermi pure io un po’ comoda, a godermi la forma che abito e a indossare con brio un portamento stabile.
Quello che non avevo previsto è la valigia enorme, per ora sul divano, piena di quello che nell’armadio non può o non deve starci più, una presenza che, adesso che è allo scoperto, sembra minacciosissima.
Il consiglio prezioso
Cheers: Si brinda sempre all’inizio e alla fine.
Riflettevo
È una valigia di cose che non mi vanno più, di cose che non voglio più indossare, di cose che non mi capacito di aver indossato. Una valigia di scarti, sembrerebbe, di cose che si eliminano facilmente.
Dentro quella valigia però ci sono anche vestiti che non posso più mettermi, e non per una questione di taglie. Sono vestiti che appartengono a un’era finita, un’epoca di gonne più corte, pance scoperte, scollature, provocazioni e disinvoltura.
Ed è una valigia così pesante che non si riesce a sollevarla per metterla nel soppalco, ma non può essere lasciata altrove in casa perché è troppo ingombrante, giuro, mastodontica. Così quella valigia al momento occupa un divano, e da quel divano mi guarda, mi sfotte, mi giudica. Ma anch’io giudico lei, che sta nel posto sbagliato, e nel periodo più sbagliato di tutti poi, con un albero di natale accanto che, offuscato, non riesce a esprimere alcun calore o fascino.
Ecco cosa fa quella valigia, offusca. Offusca l’albero e offusca pure me che di solito, almeno a natale, sono concentratissima nell’intento di soddisfare la mia brama di serenità. Certo, fallisco quasi ogni anno, ma l’impegno ce lo metto sempre, mentre a ‘sto giro non ci sto neanche provando, confusa come sono su chi sono e su chi dovrei essere. Su quali indumenti dovrei lasciare andare con serenità e su quali invece c’è da fare tutto un discorso.
Perché ci possono essere mille motivi per abbandonare un abito, ma non esiste un solo modo agevole per vestire panni non tuoi, soprattutto se quei panni tuoi lo sono stati a lungo e adesso ti sono proibiti.
E non si tratta di nostalgia, è piuttosto puro e vero terrore. È la paura di aver chiuso un capitolo e la consapevolezza di non poterlo più aprire. È la paura di invecchiare, di non avere più occasioni, di non avere più nulla da scoprire, da temere e da rischiare.
La cosa che fa tenerezza è che questa naturale attrazione per dei lampi di adolescenza, che mi sono ormai vietati, non può più neanche essere inserita nella semplice casellina della sindrome di Peter Pan. Eh, sì dai, lo so pure io, a 40 anni questa roba qui si chiama crisi di mezza età. E mi fa tenerezza perché se la sindrome di Peter Pan e la crisi di mezza età rappresentano entrambe una fuga, una fuga maldestra da qualcosa a cui in realtà si corre incontro, nella prima c’è quasi sempre almeno una parvenza di tracciato, delle bandierine che segnano un percorso e che ti incoraggiano, o alle volte obbligano, ad accogliere l’era che vivi.
Nella crisi di mezza età invece no, mi sento ben più spaesata. Non so bene su quale sentiero dovrei stare e da quale mi sto allontanando, visto che le bandierine vengono spostate di continuo e messe in disordine di proposito. E io ho pure una valigia pesantissima da portarmi dietro.
Sì, sono parecchio confusa. Mi confondono i modelli e i riferimenti che non sono più alla mia portata. Mi confonde la mancanza di aspettative. Mi confonde la distanza che c’è tra quello che vorrei fare e quello che mi sento di fare. Mi confonde la coesistenza apparentemente pacifica tra l’energia inespressa e una stanchezza fisica che poi in realtà sbugiarda la genuinità di quell’energia. Mi confondono le avventure e le relazioni che mi ronzano attorno e su cui io non saprei neanche come affacciarmi da lontano. Mi confonde un corpo che non è un disastro per l’età che ho ma che non è più quello che avevo, e che non lo sarà mai più.
Ecco, mai più. Questo forse è il centro, il mai più, tutto quello che non ci sarà mai più. E che per ora potrebbe ancora esserci, perché entra in un armadio o in una valigia, ma che a un certo punto avrò definitivamente perso e non me ne sarò neanche accorta.
E, se ci penso bene, questo mai più somiglia solo vagamente a quei mai semplici che ci sono sempre stati. Quei mai di non sarò mai così magra, mai così alta, mai così liscia. Quei mai che precludevano pure loro, sì, ma con meno afflizione. Quei mai lì avevano una sorta di eventualità anche nel loro essere impossibili, perché avevano sempre diritto d’asilo nell’immaginazione più ingenua e nelle ore passate a fantasticare con piacere sull’irrealizzabile.
I mai più sono invece costretti dentro una cornice precisissima e, anche se sembrano fluidi e meno perentori, vengono cristallizzati in modo spietato dal senso di realtà e da una razionalità che è diventata ormai feroce.
Allora forse devo smetterla di pensare che il colpevole sia, come sempre, ancor più spesso del maggiordomo, il tempo. Anche perché il tempo non si può battere, è una partita persa in partenza. Invece forse alla razionalità, soprattutto quando è crudele, qualche bugia potrei raccontarla. Potrei convincerla che mi sto rassegnando, che sto accettando le sue angherie e che, per questo, rinuncerò a tutto quello che non fa più al caso mio. Poi però, nel frattempo, potrei cercare di nascosto nuovi modi per guardare all’ordine, alle regole e ai confini. E potrei promettermi che non mi vieterò nulla e che accoglierò qualcosa di nuovo ogni volta che mi mancherà quella valigia.
Del resto qui non stavamo organizzando una fine ma un semplice cambio di stagione.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Fairytale Of New York
La settimana prossima, sebbene io non sia affatto pronta, è natale. E dubito che vorrai leggere la mia newsletter proprio il giorno di natale. Quindi gli auguri te li faccio oggi, con la solita canzone, sempre la stessa, sì, ormai è una tradizione.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Du spicci
Per vivere al meglio l’età adulta.
Monki - € 20
Saluti
Questa newsletter è una mia velleità, che combatte contro valigie, tempo e razionalità. Sollevale l’umore condividendola in giro.