La newsletter di oggi la sto scrivendo sotto ricatto. Nel senso che il titolo e l’aneddoto collegato, e quindi appunto tutta la newsletter, sono frutto della seguente minaccia
Mi piacerebbe raccontarti della mia strenua opposizione, della mia integrità, del mio non voler abbassare la testa o piegare la linea editoriale ma la realtà è che ho fatto pippa, peraltro provocando anche un’escalation di arroganza
Il consiglio prezioso
Joe le taxi c'est sa vie: È bello arrendersi al fatto che non guidi tu, giuro.
Riflettevo
Chi mi ricatta è Edoardo, un amico con cui abbiamo palesemente un rapporto tossico ma va bene così, noi non ci facciamo granché caso, tu non preoccuparti troppo.
L’aneddoto che Edoardo mi costringe a raccontarti, non so perché ci tenga così tanto che lo sappia anche tu, è questo.
Sotto le feste Edoardo e io decidiamo di fare una lunghissima passeggiata per raggiungere in centro altri amici, ceniamo con loro, stiamo bene, passiamo una serata molto piacevole. Alla fine, dovendo tornare nella stessa direzione, decidiamo di andare a prendere un taxi alla fermata, pur avendo tutte le app per chiamarne uno, così, per fare altri due passi e stare ancora un po’ insieme.
Appena ci incamminiamo vediamo però un taxi, fermo proprio davanti a noi, e dal taxi stanno scendendo due ragazze, così io mi affaccio e chiedo se è libero ed è libero, le ragazze stanno scendendo e il tassista non ha altre chiamate in coda. E penso che bello, che cittadina del mondo che sono, col mio amico che vive a Parigi e che è qui a Roma a coltivare il nostro rapporto tossico, e sto prendendo un taxi al volo ed è tutto veramente giusto, nitido, musicale quasi.
Ci sorridiamo io ed Edoardo, in attesa che le ragazze scendano, ci comunichiamo con un semplice sguardo che è proprio una bella serata, che quando le cose devono filare lisce è così che vanno, lisce, levigate e morbide.
A quel punto, attraversando fisicamente questa nostra intesa, passandoci in mezzo, le ragazze scendono dal taxi, ci urlano BUONA FORTUNA e si mettono a correre, scappano proprio, inseguite solo dall’eco dei nostri due distinti, singoli e non sincroni
Perché?
Perchéééé?
Ma le ragazze sono lontane, non ci rispondono, così saliamo in macchina e ci ritroviamo ostaggi di uno psicopatico che guida velocissimo, sorpassa a destra, usa il clacson come se avesse vinto uno scudetto e borbotta “sono tutti rallentati stasera”.
Edoardo ride, perché è pazzo e ama pochissimo la vita, io gli stringo forte la mano perché ho paura e amo pochissimo la morte.
Per fortuna arriviamo a casa, prima io, che fingo di abitare a 500 metri di distanza da dove in realtà vivo pur di scendere da quella macchina, poi Edoardo, che è ancora entusiasta dell’esperienza, forse un po’ deluso dal lieto fine. Poi passano circa dieci giorni ed Edoardo mi chiede di raccontarti tutto nella mia newsletter. Ed ecco qua, ti ho raccontato l’aneddoto e la newsletter oggi è questa. E io così mi ritrovo di nuovo, questa volta insieme a te, su un altro mezzo del quale non ho il controllo e che non so se riuscirà a portarci a destinazione.
Perché va bene, abbiamo reso felice Edoardo, abbiamo accolto una sua richiesta, ma di questo aneddoto che ce ne facciamo? Tu in particolare che te ne fai? In questa storia non c’è alcuna morale, non hai imparato niente, non ti ho dato niente.
E l’incubo delle newsletter purtroppo è che devono essere in qualche modo utili. Io già di solito non mi rendo utilissima, non ti ho mai spiegato come montare un tavolo o cosa fare in caso di incendio, però comunque il più delle volte mi sento a posto perché faccio lo sforzo di offrirti un pensiero o un punto di vista.
E lo so che, con tutte le opinioni che ci sono in giro, non può esserci niente di veramente utile nel mio punto di vista – fammi schivare il giga chi ti credi di essere che mi sta per investire – e infatti me lo chiedo sempre a che serve, a che serve dire la mia, se interessa, a chi interessa e perché interessa. E non mi riesco a dare una risposta ma ritengo corretto continuare a pormi il dubbio.
Perché non ci è sempre chiarissimo ma non tutte le opinioni interessano, non tutte le cose che scriviamo sono brillanti, non tutte le cose che facciamo hanno davvero un valore. Ed è tanto difficile capire quando una cosa che fai è fatta bene o quando una cosa che dici ha senso, o se è stimolante per chi hai di fronte o anche solo se fa ridere. Almeno per me è difficile. Io di solito dico una cosa e vedo se qualcuno ride, la bussola è: se ridono ho detto una cosa che fa ridere. Ma prima di buttarla fuori quella cosa che non sai com’è, o spesso persino cos’è, come fai a capire se vale la pena dirla o scriverla o farla?
E anche ex post non è facile orientarsi, soprattutto su una newsletter dove l’unica misura sono i numeri, e i numeri dipendono da un sacco di cose: da quello che fai, certo, ma anche da come lo promuovi e poi dalle alleanze che stringi e alle volte anche dalle persone che ospiti. È evidente che io di mio non mi aiuto, avendo deciso di ospitare Edoardo che sapevo avrebbe abbandonato il volante subito dopo aver lanciato un titolo, e quindi una newsletter, a 100km orari verso un burrone.
Qui l’allarme, il buona fortuna, mi era chiaro fin dall’inizio. E per quanto questo buona fortuna mi abbia spaventato come il buona fortuna del taxi e come tutti i buona fortuna ricevuti nella mia vita, allo stesso tempo mi sono sentita un po’ attratta dalla perdita di controllo.
E così sono salita e ho provato a vedere dove arrivavo per sfidare in questo modo quella domanda, quell’a che serve, che diventa un’arma a doppio taglio, e che da un lato ti sprona a dubitare del tuo punto di vista ma dall’altro può impedirti di percorrere una strada per timore che non interessi a nessuno. Insomma, quell’a che serve va gestito bene perché può fare più paura di un buona fortuna.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
⬆️ Questa me l’ha mandata Alice ⬆️
⬆️ Questa me l’ha mandata Francesca ⬆️
⬆️ Questa me l’ha mandata Franco ⬆️
Du spicci
Se non hai i miei fianchi ti prego comprati questa gonna.
Dixie - € 76,30 (in saldo)
Saluti
Questa newsletter è una mia velleità, che oggi è stata meno utile del solito ma ha esaudito una richiesta e nel farlo si è pure divertita.
Bravo Edoardo a richiedere questo tema e bravissima tu ad averlo saputo argomentare!
Allora, non ho ancora finito la newsletter e sono appena arrivata alla fine del racconto del taxi più pazzo di Roma ma volevo dirtelo: che poesia in questa metafora delle cose (i taxi, i racconti, le newsletter) che ci portano chissà dove. Come la vita, no? 💚