Adesso?
Questa newsletter è una mia velleità in grado di realizzare utilissime distorsioni temporali.
Questa settimana è stata proficua. Ho avuto tanto da fare, forse troppo, e ho messo un punto su una serie di cose che dovevo chiudere o concludere. E anche se mi posso dire soddisfatta di me e delle cose fatte, ora mi trovo in ritardissimo con te e con quello che ti devo dire. Non ho avuto tempo di scriverti nulla finora e mi ritrovo oggi a dover recuperare, ammetto, con un po’ di affanno.
È la triste storia del “sono stata oberata”. Frase che detesto e che quindi cerco qui di smontare per convincermi e convincerti che se il tempo non basta è colpa tua. Perché la lista delle cose da fare la scegli tu e sei sempre tu che scegli di dare importanza e priorità a qualcosa tralasciando altro.
Ieri per esempio era sabato e ho deciso di dare priorità a una giornata con gli amici. Una giornata che mi serviva e che mi mancava.
E non ho nessuna intenzione di colpevolizzarmi se stamattina devo scrivere velocemente e sotto stress, perché la giornata di ieri (il pranzo ma soprattutto il pomeriggio) è stata forse la migliore dell’ultimo anno. Mi sono divertita come non mi capitava da mesi, ho riso fino alle lacrime e ho sentito una connessione fortissima con i miei amici (#Giulianotuhaivinto), con la città in cui vivo, con la mia voglia di stare bene (che comincio a vedere come esterna a me, non so se a ragione).
Il consiglio prezioso
Watch your back: Sappi che la to do list non ti è amica. L’ho sentita parlar male di te alle tue spalle.
Riflettevo
Quante volte ti capita di “non avere tempo”? A me spessissimo. Poi però le cose le faccio. E le faccio in tempo. E più cose ho da fare più ne faccio. È come se il tempo, quel nemico sadico che si diverte a mettermi davanti vincoli e ostacoli, poi fosse in realtà lui ad adattarsi a me e alle mie esigenze.
Sto quindi provando a sollevare il tempo dalla responsabilità delle mie incombenze e contestualmente ragionare su quali sono le concrete incombenze, quali sono le cose che diventano incombenze solo perché non mi piacciono o solo perché le ho rimandate così tanto da farle diventare urgenti.
Quando decidi (a te non sembra ma è una decisione) di procrastinare, non stai solo rimandando un compito: stai accrescendo il tuo livello di stress, stai dando a quel compito un ruolo nocivo nella tua vita, e stai probabilmente rendendo più gravosi anche gli altri compiti che hai in coda. Perché capita, sì, di sostituire un compito con un altro (non mi va ora, faccio prima quest’altra cosa) ma molto spesso capita di cercare una giustificazione al nostro rifiuto, cercare qualcosa da fare pur di non fare quello che dobbiamo fare. E tutte le solidissime motivazioni che ci raccontiamo sul perché abbiamo rimandato qualcosa sono bugie. Procrastinare infatti è solo un metodo irrazionale per farci del male.
E sembra si debba distinguere tra procrastinazione attiva e passiva: la prima è tipica di quelle persone che si sentono più stimolate a lavorare sotto pressione, la seconda è invece frequente nelle persone per le quali risulta difficile prendere una decisione.
Ma detta così sembra che la procrastinazione attiva sia meravigliosa mentre l’altra un po’ da pavidi. No invece, attenzione, perché il prototipo di chi ama lavorare sotto pressione viene definito “crisis-maker”. Se lavori da solo ok ma puoi creare un disastro quando ti trovi a collaborare con altri.
Sono finita a parlare di procrastinazione, perché è un tema a me caro, ma si partiva dal tempo, dal non averne, dal sentirsi costantemente oberati. Io voglio smetterla di dire che sono oberata. Voglio smetterla di usare questa parola orrenda come scusa. Perché comincio a convincermi che sia un po’ un trappolone e che chi è sempre occupato lo è perché non sa organizzarsi, non sa essere efficiente e forse neanche efficace.
Visto letto sentito 🙈🙉🙊
Epilogue
La scorsa settimana ti ho parlato degli Stereo Total, un gruppo a me così caro che non potevo non celebrarlo in occasione della tristissima scomparsa della cantante.
Anche oggi resto in tema musica, sempre con un duo, sempre con una fine, sempre con un po’ di nostalgia. Per fortuna però con meno dramma. Si sono sciolti i Daft Punk.
Sono sicura che hai già letto molto sull’argomento e sono anche sicura che hai già visto il video con cui hanno annunciato lo scioglimento dopo 28 anni di carriera.
A me però va comunque di infilarlo qui perché, anche se non sono stati centrali nella mia vita, ci sono sempre stati. Ma soprattutto perché leggere, dire e oggi scrivere che ci sono stati per 28 anni mi fa effetto. Perché il tempo c’è solo se lo sai sfruttare ma passa anche se non lo sai guardare.
Pinkabbestia
Solo qualcosa di rosa
Du spicci
Boh, carino no?
Dixie - € 41,70 (in saldo)
Guilty Pleasure
Il contrario di un guilty pleasure per me è il sonnellino pomeridiano.
È qualcosa che mi piacerebbe saper fare, qualcosa di salutare e socialmente osannato, che però non sono in grado di fare con piacere. Perché se malauguratamente mi addormento di pomeriggio succede un casino: mi sveglio con la nausea e con una rabbia incontenibile, che sfogo indiscriminatamente su chiunque abbia a tiro.
Te lo dico subito, nel mio caso il disagio va un po’ oltre quella che viene comunemente definita sleep drunkness: io non rispondo davvero di me.
E te ne parlo perché ti ho parlato finora di come usare il proprio tempo e a me piacerebbe da morire dedicarne almeno una briciola a questa abitudine che invidio tanto negli altri. Anche perché risponderebbe non solo a esigenze di benessere fisico ma sarebbe la prova regina che ho imparato ad allontanare un’ansia deleteria: quella del “cosa dovrei fare in questo momento che non sto facendo”. Un’ansia di cui mi voglio liberare al più presto e che subirebbe un colpo ferale se solo fossi in grado di godermi il sonno dei giusti.
Ho anche provato a seguire alcuni consigli per vedere se cambiava qualcosa, ma nulla. Non c’è luogo, momento o durata che tenga. Mi sveglio sempre con istinti omicidi.
Mi sto convincendo che, oltre ai comuni pro e contro, io abbia una sorta di limite fisico che mi impedisce di godermeli ‘sti sonnellini. E puoi immaginare quanto mi faccia incazzare questo articolo in cui addirittura si elogia il sonnellino in ufficio.
Saluti
Questa newsletter è una velleità che ha trovato il tempo di esistere grazie a te che hai il tempo di leggerla. Trovi anche il tempo di condividerla e diffonderla in giro?